Le conseguenze delle scelte diplomatiche occidentali in Siria e Georgia e il ruolo di Putin negli scenari internazionali.
Le crisi in Siria e Georgia rappresentano due episodi emblematici di come la diplomazia occidentale, e in particolare quella statunitense sotto Barack Obama, abbia fallito nell’arginare l’espansionismo di Vladimir Putin. Gli interventi tardivi e l’assenza di una linea dura hanno permesso alla Russia di consolidare la sua influenza in entrambi i contesti, portando a conseguenze disastrose che ancora oggi risuonano sulla scena internazionale.
Il prezzo della debolezza diplomatica Georgia
La Georgia, spesso definita una “piccola Ucraina prima dell’Ucraina”, è stata teatro di un’aggressione russa nel 2008 con il pretesto di proteggere minoranze separatiste. Questo intervento, accompagnato da una massiccia campagna di disinformazione, ha bloccato il percorso democratico del Paese verso l’Unione Europea.
L’atteggiamento conciliante di Obama, che inaugurò una fase di “reset” nei rapporti con Mosca, non ha fatto altro che rafforzare il Cremlino. Come sottolineato dallo stesso Dmitry Medvedev, la Georgia si sarebbe incamminata su un “corso ucraino”, alludendo a future destabilizzazioni simili a quelle viste in Ucraina. Inoltre internamente si paventa una possibile guerra civile nel terreno georgiano.
La Siria: un campo di prova per Putin
Ancor più devastante è stato il caso della Siria, dove il regime di Bashar al-Assad ha potuto agire indisturbato grazie al sostegno della Russia. Quando Assad usò armi chimiche contro la sua stessa popolazione, violando la “linea rossa” tracciata da Obama, l’attesa di un intervento militare statunitense si trasformò in una clamorosa retromarcia. Questa dimostrazione di debolezza ha spalancato le porte a Putin, che ha approfittato della situazione per rafforzare la propria presenza in Medio Oriente.
La strategia russa è stata chiara e spietata: bombardamenti indiscriminati sui civili, alleanze con regimi repressivi come l’Iran e una propaganda che dipingeva Mosca come baluardo contro l’estremismo islamico. Questo approccio ha permesso a Putin di testare i limiti della tolleranza occidentale, confermata dalla scarsa reazione all’invasione della Crimea nel 2014 e all’escalation nel Donbass.
Le vicende di Siria e Georgia dimostrano come un approccio diplomatico debole possa avere conseguenze di vasta portata. Le esitazioni occidentali hanno rafforzato Putin, lasciandogli campo libero per imporre la sua agenda autoritaria su scala globale. Siria e Georgia restano moniti per il futuro: l’unica risposta efficace all’aggressione è una politica estera determinata e coerente.