Giorgia Meloni torna in Senato e difende la sua politica: “Il 2% del PIL in difesa, sui migranti e sui conti pubblici smentiti i gufi”.
Dopo 469 giorni lontana dall’Aula del Senato, Giorgia Meloni è tornata per affrontare il «premier time», rispondendo alle domande su temi caldi come spese militari, politica estera, migranti e riforme istituzionali. Seduta tra i ministri Schillaci e Calderoli, la premier ha mostrato un atteggiamento combattivo e coinvolto: si è espressa con gesti, risate, ma anche irritazione, senza mai sottrarsi al confronto con l’opposizione.
Tra i temi affrontati, ha cercato di aprire anche a un dialogo bipartisan: sul disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica ha chiesto: «Vogliamo fare una battaglia insieme in Europa? Perché io sono totalmente d’accordo e quindi una volta ogni tanto possiamo lavorare insieme per arrivare a delle soluzioni che interessano i nostri cittadini». Un invito che ha sorpreso, ma che testimonia la volontà, almeno su alcuni fronti, di cercare una convergenza.

La difesa al centro: verso il 2% del PIL
Ma la linea dura si è vista soprattutto sulla difesa. All’accusa di aver promesso 40 miliardi agli Stati Uniti, Meloni ha replicato con fermezza: «Temo che questo sia un calcolo totalmente inventato», chiarendo che «la sicurezza dell’Italia e dell’Europa non sia un favore che si fa agli americani, ma semmai un favore che facciamo a noi stessi». Ha ribadito l’assenza di subordinazione verso Washington, affermando che «con gli Usa non c’è nessuna subalternità».
A chi la incalzava sui tempi, ha risposto con una promessa chiara: «L’Italia raggiungerà il target nel 2025», spiegando che «la libertà ha un prezzo e che, se fai pagare a qualcun altro la tua sicurezza, devi sapere che non sarai tu a decidere pienamente il tuo destino». Parole che rafforzano l’impegno del governo a rispettare gli accordi internazionali, nonostante le critiche interne.
La premier rivendica i risultati
Sul fronte dei conti pubblici, Meloni ha difeso l’operato del governo citando la recente promozione di S&P: «Ricordiamo che non accadeva dal 2017», evidenziando come «l’Italia si presenta in modo credibile di fronte a un quadro che è oggettivamente molto complesso». E sui migranti, ha rilanciato i dati dell’accordo con l’Albania: «Alla fine di questa settimana, oltre il 25% dei migranti trattenuti in Albania sarà già stato rimpatriato in tempi molto veloci», sottolineando che le strategie stanno funzionando «nonostante i tentativi di bloccarle per ragioni chiaramente ideologiche».
Alla fine, Meloni ha chiuso il confronto con una visione di continuità e determinazione: «Il premierato sta andando avanti, è una legge che io continuo a considerare la madre di tutte le riforme» e ha confermato l’intenzione di procedere «spedita sulla riforma della giustizia».
Un ritorno che non ha deluso le attese, segnato da affermazioni nette, sfide aperte e una difesa a tutto campo delle scelte di governo. La premier si è mostrata pronta ad affrontare le critiche, rilanciando su tutti i fronti, con un messaggio chiaro: “smentiti i gufi”.