L’Italia convoca il G7 per gestire la crisi tra Iran e Israele, le mosse di Giorgia Meloni e Tajani per arrivare alla pace.
In una notte pesante, marcata dall’escalation dell’attacco iraniano a Israele, l’Italia ha preso le redini convocando un’importante riunione del G7, questa iniziativa, guidata dalla presidenza italiana di Giorgia Meloni, mira a orchestrare una risposta internazionale coordinata e misurata per stabilizzare la regione, Tajani parla della situazione attuale.
Le parole del ministro Tajani
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha prontamente comunicato che “l’Italia non è coinvolta in operazioni di attacco” e ha sottolineato con fermezza: “Nessuno potrà mettere in discussione l’esistenza di Israele, il mondo si dovrà impegnare per la sopravvivenza dello Stato ebraico“.
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Tajani ha raccontato il suo recente incontro con l’omologo iraniano, Hossein Amir-Abdollahian. “Ho chiesto di convincere il suo governo a moderazione e senso di responsabilità“. Ha dichiarato il vicepremier, evidenziando che “la ritorsione partita ieri notte potrebbe mettere in moto una spirale pericolosissima.”
“Il Governo è pronto a gestire qualsiasi tipo di scenario“. Lo riferisce su ‘X’ il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Come trascritto da tgcom24.
La gestione della crisi
La posizione centrale dell’Italia nel Mediterraneo la rende particolarmente vulnerabile a crisi regionali. “Una nuova crisi rappresenterebbe una tragedia che non voglio nemmeno immaginare.”. Ha affermato Tajani, riferendosi alle implicazioni del traffico attraverso il Canale di Suez, vitale per l’export italiano.
Con la situazione che si aggrava, l’Italia ha aumentato i controlli sugli obiettivi sensibili. “Abbiamo rafforzato la protezione delle comunità che potrebbero essere esposte al rischio di atti di violenza,” ha concluso il ministro, indicando un aumento del rischio di attacchi da parte di “lupi solitari” e di emulazione.
Nel suo ruolo di coordinatrice del G7, l’Italia si propone di “gettare acqua sul fuoco“. Bilanciando l’azione politica con la necessità di valutare l’intensità e i danni dell’azione militare iraniana. Questo sforzo diplomatico cerca di stabilire una traiettoria verso la pace e di prevenire un’escalation del conflitto in Medio Oriente.