Giorgia Meloni e FdI vogliono cambiare il premierato: la svolta

Giorgia Meloni e FdI vogliono cambiare il premierato: la svolta

La riforma del premierato è in Senato: Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno stilato i sette emendamenti da proporre.

Fratelli d’Italia e quindi Giorgia Meloni vogliono cambiare la riforma del premierato. Oggi in Senato arriva la riforma con i sette emendamenti da proporre. Ci sono delle modifiche rispetto al passato: spunta un limite di due mandati per il presidente del Consiglio e non risulta essere presente la famos norma rinominata ‘anti ribaltone’.

Giorgia Meloni

La riforma del premierato in Senato

La riforma del premierato, annunciata l’anno scorso, si trova al momento in Senato in mano alla commissione Affari costituzionali. Il tanto atteso momento degli emendamenti parlamentari è arrivato con Fdi che ha intenzione di cambiare molto il testo rispetto a quello approvato dal governo.

In tale ottica Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia dovranno mettersi d’accordo sulle novità da approvare. Per il momento il partito di Giorgia Meloni ha dettato la linea su alcune modifiche atte, in un certo senso, a spegnere le polemiche riguardo il ruolo del Presidente della Repubblica e i suoi poteri.

I cambiamenti di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia

Dalle prime indiscrezioni i principali cambiamenti alla riforma del premierato sarebbero due. Il primo fa riferimento al limite dei mandati. Negli emendamenti, riportati da fonti di stampa, si legge che il presidente del Consiglio viene eletto “a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni, per non più di due legislature consecutive”. Al massimo dieci anni di fila, dunque, e poi almeno una legislatura di ‘pausa’ prima di poter eventualmente tornare a guidare il governo.

Il limite potrebbe alzarsi a tre mandati, ma solo nel caso di “scioglimento anticipato delle Camere anteriormente all’ultimo anno di legislatura”.

Un’altra modifica nuova e di spessore sarebbe quella della sparizione della norma ‘anti ribaltone’ già in precedenza criticata.

Per il momento, il testo della riforma prevede che se il presidente del Consiglio viene sfiduciato ne possa subentrare un altro, scelto all’interno della maggioranza. In caso di nuova sfiducia, poi, si andrebbe a nuove elezioni.

L’emendamento di Fratelli d’Italia andrebbe a cambiare tale situazione introducendo la norma detta del ‘simul stabunt, simul cadent’. In questo caso, nell’ottica di una sfiducia al governo, anche da parte di una sola camera, si tornerebbe a elezioni.

Se invece il presidente del Consiglio dà le dimissioni in modo volontario, oppure ha un impedimento grave per ragioni legate alla salute, il presidente della Repubblica potrebbe scegliere di affidare il governo ad un nuovo parlamentare della maggioranza.