Giorgia Meloni tra G7 e Onu: la trattativa sulle parole per l'Ucraina
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Giorgia Meloni tra G7 e Onu: la trattativa sulle “parole” per l’Ucraina

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni partecipa al G7 mentre l’Italia valuta il voto su due risoluzioni sull’Ucraina, emerge una parola significativa.

La crisi ucraina continua a essere al centro del dibattito internazionale, con l’Italia di Giorgia Meloni chiamata a prendere una posizione delicata tra le pressioni occidentali e la necessità di mantenere aperti i canali diplomatici. La premier Giorgia Meloni partecipa al suo primo G7 dopo la fine della presidenza italiana, non più come coordinatrice, ma come leader di un Paese che si muove con cautela tra equilibri geopolitici sempre più complessi.

Giorgia Meloni
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Il dibattito sulla parola «aggressione»

L’incontro avviene mentre, alle Nazioni Unite, si discute di due risoluzioni rivali sull’Ucraina. Da un lato, la proposta sostenuta da Kiev, Francia e Regno Unito, che condanna esplicitamente la Russia come aggressore; dall’altro, il documento americano, più vago, che punta su un generico appello alla pace, senza attribuire colpe dirette.

Il nodo cruciale della trattativa è l’uso della parola “aggressione”. Secondo fonti governative italiane, la presidenza canadese avrebbe reinserito il termine nel comunicato finale del G7, nonostante le iniziali resistenze statunitensi. La Casa Bianca, infatti, aveva espresso perplessità, temendo che l’insistenza su questa terminologia potesse irrigidire ulteriormente i rapporti con Mosca.

Meloni stessa si è trovata a gestire questa delicatezza linguistica. Inizialmente, aveva deciso di non partecipare al G7, a causa di impegni con il leader degli Emirati Arabi Uniti, in visita ufficiale a Roma. Tuttavia, ha cambiato idea, intervenendo anche alla convention conservatrice dei trumpiani. In quell’occasione, non ha usato mezzi termini, definendo la guerra come una «brutale aggressione», parole che segnano una presa di posizione netta contro Mosca.

La premier, però, ha subito bilanciato il discorso, allineandosi alla linea più pragmatica di Washington, sottolineando che «Trump deve fare meno paura delle sue parole», esprimendo fiducia che, indipendentemente dalle dinamiche politiche interne americane, «gli Stati Uniti resteranno a fianco dell’Europa e viceversa».

La scelta italiana all’Onu

Oggi l’Italia si trova davanti a una decisione complessa: votare la risoluzione ucraina, che include esplicitamente la condanna della Russia, oppure sostenere il testo americano, che punta su un generico auspicio di pace. La possibilità che l’Italia scelga di appoggiare entrambe le risoluzioni non è esclusa. Questo approccio, se da un lato dimostrerebbe la volontà di mantenere una posizione equilibrata, dall’altro potrebbe isolare l’Italia dagli alleati europei tradizionali, come Francia e Germania.

La questione si è discussa anche durante un incontro riservato al Quirinale, tra Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con la possibile partecipazione del Presidente della Repubblica. Alla cena ufficiale con il leader degli Emirati Arabi, la diplomazia italiana ha valutato attentamente le implicazioni di ogni scelta.

La decisione finale sarà cruciale per capire se l’Italia si allineerà alla linea più rigida di Parigi e Londra, o se preferirà un approccio più neutrale, come quello americano. Di certo, le parole contano: la scelta tra «brutale aggressione» e un generico appello alla pace definirà il ruolo dell’Italia nei futuri equilibri internazionali.

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ultimo aggiornamento: 24 Febbraio 2025 9:29

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