Giorgia Meloni: ok all'euro digitale, cosa succederà al contante
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Giorgia Meloni: ok all’euro digitale, cosa succederà al contante

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni approva l’euro digitale ma avverte: “Non deve sostituire il contante”. Il governo punta anche sulla riforma del premierato.

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per modernizzare il sistema finanziario, introducendo concetti come l’euro digitale, questo Giorgia Meloni lo sa. Questa valuta elettronica, emessa dalla Banca Centrale Europea, mira a integrare il contante tradizionale, offrendo ai cittadini un’alternativa digitale per i pagamenti quotidiani. L’obiettivo principale è facilitare le transazioni, riducendo la dipendenza dal contante e promuovendo l’innovazione tecnologica nel settore finanziario.

Tuttavia, l’introduzione di una moneta digitale solleva interrogativi significativi. Uno dei principali timori riguarda la sicurezza informatica. In un’epoca in cui gli attacchi hacker sono sempre più frequenti e sofisticati, la completa digitalizzazione della moneta potrebbe esporre l’economia a rischi considerevoli. Inoltre, la privacy dei cittadini potrebbe essere compromessa, poiché le transazioni digitali sono più facilmente tracciabili rispetto a quelle in contante.

Giorgia Meloni
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La posizione di Giorgia Meloni sull’euro digitale

In Italia, il dibattito sull’euro digitale è particolarmente acceso. La Premier Giorgia Meloni ha espresso una posizione chiara in merito: pur non opponendosi all’introduzione della moneta elettronica, sottolinea l’importanza che questa non sostituisca il contante. Nel suo intervento alla Camera in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo, ha dichiarato:

«Non siamo contrari all’euro digitale, purché non sia sostitutivo del contante. Nel tempo degli attacchi hacker dobbiamo sapere quali sono i rischi del sostituire completamente il denaro contante».

Meloni ha poi spiegato che «abbiamo sempre spiegato che il problema dell’attuale moneta elettronica è che è una moneta privata per la quale si chiede di pagare una corresponsione. Questo comporta che quando si fanno pagamenti digitali, una parte viene drenata anche se piccola, mentre 100 euro in contanti valgono sempre 100 euro». Per questo motivo, pur vedendo nell’euro digitale un possibile vantaggio, la Premier insiste sul fatto che «non sia sostitutivo alla moneta contante».

A sostegno della sua tesi, ha portato l’esempio della Svezia, un Paese inizialmente orientato verso l’eliminazione del contante, ma che recentemente ha consigliato ai propri cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza in forma liquida. Secondo Meloni, questo cambio di strategia è dovuto alla crescente minaccia degli attacchi informatici: «Nel tempo degli attacchi hacker dobbiamo anche sapere quali sono i rischi ai quali si va incontro se si sostituisce completamente la moneta contante».

Il governo italiano e la riforma del premierato

Oltre alla questione dell’euro digitale, il governo italiano sta portando avanti una significativa riforma costituzionale: l’introduzione del premierato elettivo. Meloni ha spiegato che questa riforma ha un obiettivo preciso: «Bisogna stabilizzare il sistema politico italiano» e garantire maggiore stabilità politica.

Attualmente, il Presidente del Consiglio è nominato dal Presidente della Repubblica, in base agli equilibri parlamentari. Con la riforma proposta, invece, sarebbe il popolo a scegliere direttamente il proprio leader, riducendo il rischio di governi instabili o di ribaltoni politici. Meloni ha sottolineato che la stabilità è un elemento chiave anche per l’economia del Paese: «La stabilità infatti è un elemento economico: quando manca, ne consegue scarsa attrattività per gli investitori».

L’introduzione dell’euro digitale e la riforma del premierato sono due temi centrali per il governo italiano. Se da un lato l’innovazione tecnologica nel sistema finanziario può rappresentare un vantaggio, dall’altro è essenziale garantire che il contante rimanga una valida alternativa, per proteggere i cittadini da eventuali rischi informatici. Allo stesso modo, la riforma del premierato punta a rafforzare la stabilità politica, ma deve essere attuata con attenzione per non alterare gli equilibri istituzionali. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere quale direzione prenderà l’Italia su questi due fronti.

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ultimo aggiornamento: 20 Marzo 2025 13:06

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