La telefonata shock di Giorgia Meloni: il governo al bivio
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Direttore: Alessandro Plateroti

La telefonata shock di Giorgia Meloni: il governo al bivio

Giorgia Meloni

Le tensioni interne al governo sul concordato fiscale. La premier Meloni interviene dopo l’invio delle Pec alle partite IVA.

Nel governo italiano, la questione del concordato fiscale sta generando attriti interni significativi con l’intervento anche di Giorgia Meloni con una telefonata secondo il corriere.it. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, si è trovato al centro delle polemiche a seguito dell’invio massivo di Pec da parte dell’Agenzia delle Entrate alle partite IVA. Questo strumento, pensato per incentivare l’adesione volontaria al concordato preventivo biennale, è stato visto da alcuni come una pressione eccessiva, in particolare dagli alleati della Lega.

Il punto di frizione principale risiede nella divergenza tra due visioni fiscali. Da un lato, Leo sostiene un approccio preventivo per ridurre l’evasione fiscale, offrendo agli evasori la possibilità di regolarizzarsi prima di essere scoperti. Dall’altro, la Lega continua a preferire le sanatorie e le rottamazioni, viste come un modo per sanare situazioni pregresse a costi contenuti. Questa divergenza riflette due filosofie opposte che alimentano tensioni nella coalizione.

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La telefonata di Meloni e il peso politico della questione

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. La premier Giorgia Meloni ha avuto una lunga telefonata con Leo per chiarire la situazione e contenere i danni. Secondo alcune fonti, Meloni non avrebbe gradito l’impatto che l’iniziativa potrebbe avere sull’elettorato di centrodestra.

Leo ha tentato di ridimensionare l’accaduto definendo l’invio delle Pec una “ordinaria attività di comunicazione”, ma la questione va ben oltre la tecnica. Per il governo, la misura rappresenta un banco di prova importante: i 2 miliardi attesi dal concordato sono essenziali per il bilancio, ma finora ne sono stati raccolti solo 1,3 miliardi.

La questione coinvolge anche l’Agenzia delle Entrate e il suo direttore, Ernesto Ruffini. Leo ha sottolineato l’importanza di una “corretta informazione”, un aspetto che avrebbe potuto essere gestito meglio, secondo le sue dichiarazioni.

Due approcci a confronto

Il caso del concordato evidenzia una frattura nella maggioranza. Mentre il viceministro Leo scommette sull’efficacia del concordato preventivo come strumento di equità fiscale, l’approccio più tollerante della Lega rischia di creare attriti ulteriori. Con la scadenza del 12 dicembre per l’adesione al concordato, le tensioni interne e l’eventuale successo o fallimento della misura potrebbero avere implicazioni durature per la stabilità del governo.

In definitiva, il concordato fiscale si è trasformato da misura tecnica a campo di battaglia politica, dimostrando come ogni dettaglio possa diventare una questione di equilibri e strategie per la maggioranza.

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ultimo aggiornamento: 7 Dicembre 2024 13:56

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