Giovani sottopagati a rischio di povertà: idee dei partiti

Giovani sottopagati a rischio di povertà: idee dei partiti

Quali sono le ricette dei partiti per i giovani che sono sulla soglia della povertà.

I lavoratori nella fascia d’età tra i 20 e i 29 anni sono a rischio povertà. Siamo secondi solo alla Romani in Europa. Sono i giovani lavoratori italiani che guadagnano meno di 10.500 euro all’anno e meno di 876 euro al mese. Sarebbe meno anche del reddito di cittadinanza. Questo è un problema molto grosso che la politica non può più far finta di non vedere con la precarietà dilagante e un lavoro povero che continua anche dopo i primi anni di esperienza.

L’allarme arriva dal rapporto del ministero del Lavoro da cui emerge che le difficoltà sono soprattutto tra i giovani, donne e al Sud. L’Italia è ultima per crescita dei salari medi secondo l’Ocse. Il problema del lavoro povero sono appunto i salari bassi, per questo molti partiti si battono per un salario minimo. Con l’inflazione ai massimo rischiamo di perdere molto potere d’acquisto con questi stipendi.

A pagare le spese di esto disagio occupazionale sono i giovani fino a 34 anni. Tra i sottopagati e i lavoratori part-time involontario ci sono anche chi è ormai scoraggiato dalla proposta lavorativa. Il rischio di povertà è sempre più alto. Ma cosa propongono i partiti per superare questo stallo del disagio per i giovani?

giovani al lavoro

Cosa propongono i partiti per i lavoratori?

Il Pd propone di tassare chi riceve oltre 5 milioni per aiutare 18enni a studiare e a uscire di casa. Secondo gli economisti come Tito Boeri però questa misura raccoglierebbe poco. Inoltre, il Pd vuole rafforzare il fondo di garanzia mutui per la prima casa e promette un assegno fino a 2000euro come contributo affitti per studenti e lavoratori under 35. Infine propone l’abolizione degli stage non retribuiti e della durata massima di 12 mesi.

Azione e Iv invece puntano sulle start-up e sulla formazione di accompagnamento all’imprenditorialità utilizzando fondi del Pnrr per i centri dell’impiego. Il Terzo Polo è contrario agli stage extra-curriculari e propone di trasformarli in contratti di lavoro. Il M5S invece punta sul salario minimo a 9 euro che non trova il supporto di imprese e sindacati. Eliminazione di stage e tirocini gratuiti anche per i grillini.

La coalizione di centrodestra invece parla di incentivi all’imprenditoria femminile e giovanile e al rafforzamento della decontribuzione per gli under 35.