Conte presenta l’Italia che verrà. Nella speranza che dall’Ue arrivino i fondi

Conte presenta l’Italia che verrà. Nella speranza che dall’Ue arrivino i fondi

Conte presenta la ‘nuova Italia’ post coronavirus nella speranza che il Recovery fund proposto da Bruxelles non venga stravolto nel corso della trattativa europea. Ma rischia.

Giuseppe Conte è tornato a parlare agli italiani e lo ha fatto con una conferenza stampa che a dire il vero sembrava destinata all’Europa. Spese poche parole sulla riapertura delle Regioni – in fondo con i dati positivi e la mancanza o quasi di restrizioni c’è poco da dire – il Presidente del Consiglio ha fatto il punto sull’Italia del futuro e sul piano di investimenti fondato sui soldi proposti dalla Commissione europea.

Conte presenta l’Italia del dopo-Coronavirus

Il premier ha presentato un’Italia verde, tecnologica, digitale, più competitiva anche per quanto riguarda la giustizia civile e penale. Di fatto ha messo i paletti mandando un massaggio alla politica italiana tutta e a Bruxelles. Ha costruito gli argini che guideranno il flusso di fondi provenienti dall’Ue. Se il Recovery fund come proposto dalla Commissione europea dovesse passare. Questo è il primo nodo della questione.

Conte non ha parlato in via ipotetica. Ha presentato un piano, un progetto. E se i Paesi del Nord Europa dovessero bloccare il piano di Bruxelles o modificarlo in maniera sostanziale? Il governo non potrebbe mantenere la parola data. Non potrebbe coronare il progetto ambizioso presentato nella suggestiva cornice di Palazzo Chigi.

16/05/2020 Roma – conferenza stampa Presidente del Consiglio dei Ministri / foto Alessandro Serrano’/Pool/Insidefoto/Image nella foto: Giuseppe Conte

Ma c’è il problema dei fondi

Un secondo problema che ha bene a mente il ministro dell’Economia Gualtieri è quello del tempo. Con ogni probabilità i fondi dell’Unione europea non arriveranno in tempi propriamente brevi. E lo Stato non è propriamente nelle condizioni per investire sull’ambizioso progetto. Il governo deve prima risolvere un altro problema non proprio da poco.

Quello dei nuovi poveri, rimasti senza un lavoro e senza un reddito, che si aggrappano al sistema di aiuti costruito dallo Stato. Un sistema di aiuti che dal punto di vista pratico presenta ancora delle criticità. E non è un caso che con il trascorrere dei giorni aumentino i rischi legati all’esplosione della rabbia sociale.

Il rischio è che l’Italia possa essere costretta a chiedere nuovi fondi, votando un nuovo scostamento di bilancio in Parlamento e magari chiedendo uno sforzo da parte dell’Unione europea, che difficilmente muoverà ulteriori passi in avanti. Quindi bisogna fare ricorso agli strumenti noti, anche se il nome è Mes. Ma il Mes non lo vuole nella maniera più assoluta il Movimento 5 stelle, quindi all’emergenza economica potrebbe aggiungersene una politica.

La trattativa europea sul Recovery fund

Il timore che serpeggia è che il Presidente del Consiglio abbia fatto il passo più lungo della gamba, alzando il sipario sulla scena quando dietro le quinte il copione è ancora in fase di revisione e correzione. E la speranza è che la trattativa europea non porti a uno stravolgimento del piano. In quel caso il futuro sarebbe quantomai incerto.