Scatta il totoministri per provare a disegnare quello che potrebbe essere il governo Draghi: sarà un esecutivo tecnico o politico?
Dopo che l’ex Presidente della Banca Centrale Europea ha accettato l’incarico di Mattarella e ha iniziato a lavorare alla formazione di un nuovo esecutivo è partito il totoministri del governo Draghi. E mai come in questo caso la scelta degli uomini che dovrebbero comporre la squadra è cruciale. Se per la formazione del Conte ter si cercava esclusivamente nel mondo giallorosso, quindi tra le forze politiche che avrebbero dovuto sostenere la maggioranza, con Draghi regna l’incertezza. Sarà un governo politico, un governo tecnico o una moderata via di mezzo che in qualche modo possa rivolgersi anche al Centrodestra?
Un governo tecnico, politico o misto?
Quasi tutte le forze politiche temono un commissariamento della politica. Il fatto che il Presidente della Repubblica abbia deciso di rivolgersi ad una figura dello spessore di Draghi e abbia chiesto ai leader politici di comportarsi secondo responsabilità sicuramente mette la politica italiana sotto una cattiva luce. In un momento drammatico per il Paese per superare la fase di stallo serve una figura estranea al mondo della politica. Ma la figura non politica in questione, che risponde al nome di Mario Draghi, deve fare i conti con un problema tutto politico. Quello dei numeri per avere una maggioranza. Dal Parlamento si è levato un No quasi unanime alla formazione di un governo tecnico. Se invece il governo dovesse essere politico si aprirebbero scenari interessanti o comunque da sondare e vagliare con attenzione. E la natura del governo la fanno ovviamente i ministri.
Governo Draghi, il totoministri
Ecco perché in questo caso il toto-ministri di rito assume un carattere così importante. Permette di intuire le intenzioni del premier incaricato, che stando alle primissime indiscrezioni starebbe valutando l’ipotesi di procedere con la formazione di una squadra mista, formata da tecnici e ministri.
Al momento uno dei nomi che circola con particolare insistenza è quello di Fabio Panetta, uomo Bce che potrebbe lavorare al Recovery fund, quindi per lui si profilerebbe un ministero economico. Ma non è così scontato che possa trattarsi del Mef, in quanto Draghi non vorrebbe sacrificare Gualtieri, sia per la stima che nutre nei suoi confronti che per una doverosa continuità rispetto al recente passato che ha portato l’Italia a conseguire risultati importanti in ambito europeo.
Sulle colonne dei giornali trova ampio spazio anche il nome di Marta Cartabia, indicata prima come possibile premier incaricato e ora come possibile ministro della Giustizia. Al Viminale potrebbe essere confermata Lamorgese, una figura tecnica stimata dal Pd e dal Movimento 5 Stelle. Meno dal Centrodestra. Un altro ministro in via di conferma, sempre per motivi di merito e continuità, è Roberto Speranza, che proseguirebbe il suo lavoro al Ministero della Salute.
Per dare un carattere politico al governo Draghi dovrebbe inserire in squadra anche uomini di spicco del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle, e il pensiero corre ai vari Franceschini, Guerini e Luigi Di Maio. È difficile inoltre, continuando a seguire il filone politico, che Italia Viva venga esclusa del tutto dai giochi.
E non è tutto. Non è escluso che Draghi, guardando alla famigerata maggioranza Ursula, non metta un amo per il Centrodestra o almeno per Forza Italia, il partito più europeista all’interno della Coalizione.