I due leader delle due coalizioni opposte avevano fatto un patto che puntava al bipolarismo.
Ironicamente chiamati da Calenda “Sandro e Raimondo” Enrico Letta e Giorgia Meloni negli ultimi tempi prima della campagna elettorale erano molto più vicini di quanto si potesse aspettare. Il motivo è che entrambi puntavano al bipolarismo. Il segretario del Pd e la presidente di Fratelli d’Italia avevano una visione comune che li aveva portati a sognare la stessa cosa dividendosi le zone di influenza per scongiurare un nuovo governo di larghe intese.
Ma questo scenario è fallito perché con il M5S in crescita e in autonomia e il Terzo Polo che si è insinuato in questa campagna elettorale arrivando presto intorno al 7%, il bipolarismo si è frantumato in mille pezzi. Come la stessa leader di Fratelli d’Italia aveva detto invitando il nemico-amico ad Atreju: “Ci unisce una visione comune del sistema bipolare”. Sistema che ora però con il suo sgretolamento fa paura anche a Giorgia Meloni.
Il centro ha sconvolto i piani di Letta e Meloni sul bipolarismo
Ed era proprio questo l’intento di Renzi e Calenda, proporsi nel mezzo di questa guerra consensuale tra centrodestra e centrosinistra guidata da Meloni e Letta e scompigliare le carte in tavola. Ora la probabile futura premier ha “paura di uno scenario di alleanze variabili”. Come ha detto una dirigente di destra: “Se vincessimo avremmo un paio di ani di stabilità sapendo però che vivremmo sotto la costante minaccia di una destrutturazione del quadro politico”.
Il centrosinistra ha varie faglie interne costrette a sgretolarsi, incerti anche Lega alle prese con dinamiche interne che ne minano la stabilità e la sopravvivenza forzata di Forza Italia. Il futuro quadro politico è tutt’altro che stabile. In questo scenario appare profetico il commento di Renzi che ha detto che “nei primi tempi dovremo rafforzarci. Poi per tenerci in forma faremo cadere un altro governo…” Anche la stessa Meloni ha ammesso di non sapere “se in questa legislatura ci siano le condizioni per governare cinque anni”.
FdI è preoccupato dal calo dei sondaggi del Pd perché sancisce la fine del bipolarismo. “Speriamo sia solo una fase contingente legata alla campagna elettorale. Altrimenti verrebbero minati i normali rapporti tra maggioranza e opposizione. Necessari, nell’interesse nazionale” dice Fazzolari mentre La Russa ironizza: “Mica possiamo votarli noi”.