Nel borsone rubato c’era anche il pc con l’unico file della tesi che Bebe Vio avrebbe dovuto consegnare venerdì.
Avrebbe già dovuto consegnare il file con la sua tesi alla John Cabot University di Roma, ma il borsone di Bebe Vio è stato vittima di un furto da parte di ignoti. A raccontare quanto successo è stato il padre della campionessa paralimpica, Ruggero: “Ha ottenuto una proroga di una settimana ma venerdì il file deve essere inviato all’Università sennò addio laurea”.
Il furto della tesi
Nella borsa c’era un computer contenente la tesi da consegnare già venerdì scorso, in vista della prossima laurea. L’università avrebbe dovuto ricevere il file venerdì scorso, ma ha concesso “una proroga di una settimana ma venerdì il file deve essere inviato all’Università sennò addio laurea”, spiega il padre Ruggero Vio, raccontando i momenti di disperazione di sua figlia, laureanda alla triennale in discipline umanistiche.
Bebe era tornata dal funerale del nonno a Milano, e una volta arrivata a Roma è andata a cena con alcuni amici. “Hanno cenato in terrazza, lasciando le loro cose all’interno. Quando è rientrata per prendere la borsa si è accorta che era sparita. E dentro c’era la tesi”, spiega Ruggero.
Era un file in unica copia: “Ha mandato qua e là qualcosa ai professori per le correzioni, ma di base non ha una copia della tesi. O qualche anima caritatevole la restituisce, o le tocca riscriversela. Cosa che sta già facendo”. All’università Bebe ha detto la verità: “Mi giustifico, mi hanno rubato la tesi”. Così l’Università le ha concesso una dilazione di sette giorni.
L’appello di Bebe Vio
Bebe Vio ha lanciato un appello a chiunque abbia rubato il suo borsone nel quartiere Parioli a Roma. “Se tu sei il ladro e stai guardando, ti prego, mi puoi inviare la cartella con gli appunti e la tesi? Tieniti tutto, ma ti prego ridammi queste cose perché sono in crisi nera e io mi devo laureare. Ti prego!”, scrive su un post su Instagram.
“Questa è la faccia disperata di una persona a cui hanno rubato la borsa l’altro giorno”, ribadisce l’azzurra. Poi continua: “Potete tenervi tutto. Ma per favore, dentro la borsa c’era il computer con la mia tesi. Scritta e finita in un file che si chiama ‘JCU. E io devo consegnare la tesi. Non solo, dentro ci sono anche tutti gli appunti di un’altra classe”.