La base del Movimento 5 Stelle resta divisa sulla figura di Luigi Di Maio. La fiducia di Beppe Grillo non risolve i problemi e non salva il leader politico.
La sensazione netta è che il vertice tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio non abbia risolto i problemi del Movimento 5 Stelle. Il Garante ha incoronato nuovamente il leader politico blindandolo dalle polemiche, ma alla base pentastellata non bastano le parole del leader maximo.
Grillo non salva Di Maio: il leader politico è ancora in discussione
La posizione di Luigi Di Maio è fortemente compromessa. Il leader politico ha perso credibilità e fiducia e la sensazione è che la svolta a sinistra e la nuova stagione dell’alleanza con il Partito democratico possa avere risvolti negativi sulla stabilità del MoVimento 5 Stelle.
La svolta a sinistra spacca il MoVimento
In un’Italia in cui Salvini, sondaggi alla mano, detiene la maggioranza, il passo a sinistra è visto come un clamoroso autogol che potrebbe avere ripercussioni dal punto di vista elettorale. L’intenzione di Grillo sarebbe quella di creare un fronte compatto con il Partito democratico, un’alleanza organica che possa portare alla formazione di un fronte comune in grado di disinnescare la minaccia populista. O per dirla come il Garante del M5s, quella “destra pericolosetta“.
Grillo e Di Maio portano il Movimento 5 Stelle in prima linea contro la ‘destra pericolosetta’
Il Movimento 5 Stelle, che fino a pochi mesi fa con quella destra pericolosetta ci governava e avrebbe continuato a farlo se non fosse stato per il colpo di testa di Matteo Salvini, cambia improvvisamente i propri orizzonti. Il nemico di ieri è diventato l’alleato di domani. Inevitabilmente una parte dei pentastellati si opporranno al cambiamento decidendo di cambiare casacca, passando magari proprio alla Lega che intanto ha iniziato a corteggiare gli scontenti.
In Emilia Romagna e in Calabria la resa dei conti per Luigi Di Maio
Fino alle prossime elezioni regionali si continuerà a viaggiare sul filo del rasoio, con le diverse anime del Movimento che continueranno a darsi battaglia. In caso di sconfitta alle urne, Di Maio potrebbe essere costretto a pagare il conto facendo un passo indietro o assistendo a una spaccatura nel MoVimento. In entrambi i casi a farne le spese potrebbe essere il governo.