Bambini obbligati a frequentare padre violento: violati diritti umani

Bambini obbligati a frequentare padre violento: violati diritti umani

Il tribunale civile italiano ha violato i diritti umani di due bambini, costringendoli ad incontri con il padre violento ed alcolizzato.

La madre dei bambini ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, dopo che i tribunali italiani la consideravano “non collaborativa”. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricordo il 10 novembre, accettando il caso di una donna e dei suoi due figli, di cui sono stati violati i diritti umani.

Secondo quanto stabilito dai tribunali italiani, i bambini per tre anni erano stati costretti a frequentare il padre violento, tossicodipendente e alcolizzato. In seguito al ricorso presentato dalla donna, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che l’Italia ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. 

L’articolo 8 stabilisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Secondo la Corte europea, il tribunale civile italiano che si è occupato del caso ha violato i diritti umani dei bambini affidati al soggetto violento.  

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha inoltre stabilito che gli incontri tra i figli di 12 e 15 anni con il padre, avvenuti a partire dall’anno 2015, hanno compromesso l’equilibrio psicologico ed emotivo dei bambini. Anche i servizi sociali avevano segnalato il quadro psicologico dei due bambini.

Durante gli incontri con i propri figli, il padre – che aveva da tempo sospeso la terapia riabilitativa – assumeva un atteggiamento «aggressivo, distruttivo e incurante». La colpa dei tribunali civili italiani è quella di non aver preso in considerazione il benessere dei bambini, costringendoli a degli incontri con un padre violento e psicologicamente instabile. Da ciò consegue la violazione dei diritti umani dei bambini stessi.  

La violazione dei diritti della madre dei bambini

Inoltre i tribunali civili italiani avevano deciso di sospendere la responsabilità genitoriale della madre dei bambini tra il 2016 e il 2019. Secondo il tribunale civile, la donna era «ostile» ai contatti tra i bambini e il padre. Difatti, la donna si rifiutava di partecipare agli incontri.

Anche su questa decisione la Corte europea dei diritti dell’uomo si è espressa, stabilendo un’ulteriore violazione, in quanto i giudici non avrebbero avuto abbastanza prove per prendere tale decisione. Anche in questo caso è avvenuta una violazione dei diritti, stavolta nei confronti della madre. Alla luce di ciò, la CEDU ha stabilito che l’Italia deve risarcire i due bambini con 7mila euro.