I pm di Bergamo accusano l’allora premier Conte e l’ex ministro Speranza di aver causato la morte di molte persone.
L’inchiesta che va avanti da tre anni della Procura di Bergamo sulle responsabilità delle morti a causa del Covid durante i primi mesi di pandemia accusano Conte e Speranza. I pm accusano l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Speranza di aver “cagionato per colpa” la morte di una cinquantina di persone.
L’allora presidente del Consiglio durante i primi giorni della pandemia risalenti a fine febbraio e inizio marzo 2020, si sarebbe “limitato a proporre misure meramente integrative senza prospettare di estendere la zona rossa ai comuni della Val Seriana nonostante l’ulteriore incremento del contagio in Lombardia” e “l’accertamento delle condizioni che corrispondevano allo scenario più catastrofico”. In tutto ciò c’è anche il presidente di regione Lombardia Attilio Fontana che non aveva segnalato le criticità realtive alla diffusione del contagio in Val Seriana.
In più, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, Silvio Brusaferro, si sarebbe opposto all’applicazione del piano pandemico. I capi d’imputazione ruotano attorno alla mancata zona rossa, il piano pandemico ignorato e l’irrefrenabile contagio nell’ospedale di Alzano Lombardo. La decisione del governo e del Pirellone di non chiudere i confini di quella zona avrebbe contribuito, stando alle analisi dei pm, a far morire 4148 persone. Una decisione sbagliata presa dal Cts. Tutti i partecipanti sarebbero accusati di epidemia colposa.
Perché l’ex premier è indagato
Gli investigatori della Procura di Bergamo hanno trovato una bozza di un decreto del marzo 2020 chiusa in un cassetto al ministero della Salute. In questa bozza c’erano anche i comuni Alzano Lombardo e Nembro, alla lista degli 11 paesi già in zona rossa. Il documento rappresenta la svolta dell’inchiesta perché ne emerge la conferma di una situazione grave nota al governo nella zona della Val Seriana tanto da includerla nella zona rossa. Ma su quel documento mancava una cosa essenziale per procedere: la firma del presidente del Consiglio. La bozza era firmata dal ministro Speranza ma non da Giuseppe Conte.
Speranza era intenzionato a seguire le indicazioni del Cts del 3 marzo, che spingeva per la zona rossa in quei due Comuni. Conte invece si è deciso a proclamare zona rossa tutta la Lombardia soltanto nella notte tra il 6 e 7 marzo. Questo ritardo ha portato la Procura di Bergamo ad indagare l’ex premier per la mancata zona rossa, che secondo gli inquirenti avrebbe potuto evitare almeno 4mila vittime. Speranza invece non viene chiamato in causa, se non per la mancata applicazione del Piano pandemico, che ogni paese dovrebbe attiva su richiesta dell’Oms.