Crisanti accusa il governo e il Cts di non aver fermato in tempo la pandemia da Covid, seppure fossero a conoscenza della gravità.
La Procura di Bergamo aveva già accusato Giuseppe Conte e Speranza, per la mancata zona rossa, il piano pandemico ignorato e l’irrefrenabile contagio nell’ospedale di Alzano Lombardo. La decisione del governo di non chiudere da subito i confini, avrebbe causato quindi la morte di 4148 persone. Per il microbiologo Crisanti era già evidente lo scenario ma pandemico, ma si decise “di secretare il piano per non allarmare l’opinione pubblica”.
Il piano fu costruito su un virus influenzale, e non sul coronavirus. Sebbene sia il Governo che il Cts fosse a conoscenza dei rischi che correva l’Italia, si decise di secretare il piano che avrebbe potuto salvare migliaia di vite per non creare allarme nell’opinione pubblica. L’inchiesta Covid vede indagati l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro Roberto Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e Silvio Brusaferro.
La relazione di Crisanti
Alla Procura di Bergamo, il microbiologo Andrea Crisanti deposita una relazione circa la gestione del Covid in val Seriana, spiegando che quando scoppiò la pandemia l’Italia aveva un piano pandemico da seguire. Bensì, ha deciso di scartarlo “a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero”.
“Il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale”, dichiara l’ex ministro Speranza. Per il microbiologo, il Piano pandemico nazionale era l’unico documento operativo a disposizione contenente una serie di azioni dettagliate per contrastare la diffusione del virus. Fu Silvio Brusaferro, alla guida dell’Iss, a proporre una “soluzione alternativa dopo un’attenta valutazione tecnico scientifica”.
La mancata zona rossa
Poi Crisanti si sofferma sulla mancata zona rossa in Val Seriana, dove non furono prese decisioni restrittive da parte di Conte che il 2 marzo 2020 affermò che ‘la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale, politico ed economico molto elevato’. La decisione fu presa proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini dalla diffusione del contagio.
Quindi, nonostante si fosse stati a conoscenza dell’emergenza pandemica, è stato più importante per Governo e Cts “secretare il piano per non allarmare l’opinione pubblica”, continua il microbiologo. Della situazione erano a conoscenza l’allora ministro Speranza, il prof Brusaferro, il dott. Miozzo, il dott. D’Amario, e i vertici di Regione Lombardia.
Il 27 febbraio, secondo la consulenza, è la data in cui “il Cts e Regione Lombardia erano diventati consapevoli della gravità della situazione”. Crisanti spiega che la zona rossa in Val Seriana, al giorno 27 febbraio 2020 e al giorno 3 marzo 2020 avrebbe permesso di evitare, con una probabilità del 95%, rispettivamente 4.148 e 2.659 decessi.