L’inflazione scende in media al 9,1%, ma i beni alimentari continuano ad avere prezzi sempre più alti sugli scaffali.
Dai dati Istat sull’inflazione, emerge che nel mese di febbraio in Italia l’inflazione è scesa in media al 9,1%, mentre i prezzi dei beni alimentari (alcuni in particolare) tendono ad aumentare ancora. Tra questi abbiamo lo zucchero al 55% e l’olio di semi al 44%, soprattutto quello di girasole.
Nonostante la fase di rallentamento dell’inflazione, si mantengono alti i prezzi nel comparto dei beni alimentari (lavorati e non), dei Tabacchi e dei Servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale. “Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,3%) e quella del cosiddetto ‘carrello della spesa, che risale a +12,7%, dopo il rallentamento osservato a gennaio”, spiega l’Istat.
I prezzi dei beni di consumo
La Coldiretti afferma che ad aumentare sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che quelli lavorati (+15,5%), influenzati dai rincari sulla produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Gli aumenti maggiori si sono registrati particolarmente durante la guerra in Ucraina, andando dai costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio.
Tra le cause principali dell’attuale situazione economica abbiamo anche la pandemia da Covid che, affiancata alla successiva guerra, ha dimostrato che “servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori”.
Con i progetti di filiera per investimenti su diversi alimenti, si presenta l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi “con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”, come spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.