Inps, divario retributivo: pensioni più basse per le donne
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Direttore: Alessandro Plateroti

Inps, divario retributivo: pensioni più basse per le donne

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I dati dell’Inps sottolineano ancora un grande divario tra uomini e donne sul lavoro, ma anche rispetto al proprio ruolo professionale.

Continua la discriminazione retributiva tra donne e uomini in Italia, che mostra un divario di genere ancora profondo. Come mostrano i dati del rapporto annuale Inps, la differenza non ha a che fare solo con uomini e donne, ma anche con gli stipendi previsti rispetto al ruolo professionale.

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Inps, pensioni più basse per le donne

Secondo il report dell’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) di oggi, mercoledì 13 settembre, alla fine del 2022 i pensionati in Italia erano 16,1 milioni (7,8 milioni uomini e 8,3 milioni donne). L’importo complessivamente erogato è stato pari a 322 miliardi di euro.

Le donne, che rappresentano il 52% dei pensionati, hanno ottenuto solo il 44% dell’importo totale. “Il 96% dei pensionati percepisce una pensione Inps, con un reddito lordo mensile medio pari a 1.687 euro; quello degli uomini è pari a 1.969 euro”, spiega Micaela Gelera, commissario straordinario dell’Inps.

Gli importi previsti per le pensioni

Dal report emerge che i trattamenti previdenziali, come le pensioni di anzianità/anticipate, vecchiaia, invalidità e superstite, assorbono il 92% della spesa, mentre per quelli assistenziali (ovvero le prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali) è previsto solo il restante 8%, con circa 460 euro mensili. 

Sono soprattutto le pensioni di anzianità/anticipate a richiedere il 56% del totale (con un importo medio di 1.915 euro mensili), mentre le pensioni di vecchiaia assorbono il 18% (con 889 euro mensili) e le pensioni ai superstiti oltre il 13% (con 747 euro mensili).

Le prestazioni agli invalidi civili invece rappresentano il 6% del totale. Poi troviamo le pensioni di invalidità (con 1.018 euro mensili) e le pensioni e assegni sociali con il 4% e il 2%.

Opzione donna, la scelta delle lavoratrici

Le donne che intendono smettere di lavorare possono scegliere Opzione donna, la norma per il pensionamento anticipato delle lavoratrici. Tuttavia è necessario possedere requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore.

A gennaio 2023, le pensioni ottenute attraverso “opzione donna” erano circa il 16% di tutte quelle anticipate alle donne. I beneficiari sono stati 175.000 circa, con un assegno di quasi il 40% più basso della media.

Questo è stato dovuto sia al ricalcolo contributivo che ai minori anni di contribuzione e ai minori redditi delle richiedenti. La penalizzazione media passa dal 23% del 2013 all’8% del 2022. 

Gli operai vivono meno dei dirigenti

Pesanti differenze anche per quanto riguarda il ruolo ricoperto nel corso della carriera. Le aspettative degli operai, ad esempio, sono inferiori rispetto ai dirigenti.

Secondo l’Inps, i pensionati ex operai hanno una speranza di vita a 67 anni di circa 2,6 anni inferiore a quelli che appartengono alla seconda categoria. I dirigenti infatti avrebbero un reddito più alto ma la differenza cresce a seconda del comparto nel quale si è lavorato e delle mansioni avute.

Anche a livello territoriale si registrano alcune differenze abnormi. Per i maschi, la longevità attesa è massima nelle Marche e nell’Umbria (18,3 anni), per le femmine nel Trentino-Alto Adige (21,6 anni). Per entrambi, è minima in Campania (17 anni gli uomini, 19,6 le donne) e Sicilia (17,1 e 19,7 rispettivamente).

Tasso di occupazione al 61%

Secondo il report dell’Inps, il tasso di occupazione in Italia è attualmente al 61%. Rappresenta un massimo storico in precedenza mai raggiunto, e questo si deve grazie al contributo delle donne al recupero post-pandemico.

Il 57,4% di tasso di attività ad aprile 2023 supera infatti quello pre-pandemico e lo stesso vale per il tasso di occupazione, ora pari al 52,3%. Ad aprile 2023 il tasso di disoccupazione, di conseguenza, è stato pari al 7,8%.

Assegno unico e taglio del cuneo

La spesa dell’assegno unico per i figli è pari a circa 16 miliardi di euro, erogati a 5,7 milioni di nuclei familiari medi al mese. Si tratta soprattutto degli ex percettori del reddito di cittadinanza. L’importo medio a dicembre 2022 è risultato pari a 233 euro, mentre l’integrazione media per i percettori di rdc si è attestata su 169 euro.

Il taglio del cuneo fiscale, invece, prevede da luglio 2023 un esonero del 7% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fino a 1.923 euro mensili (25.000 euro su base annua) e del 6% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fra 1.923 euro e 2.692 euro (35.000 euro su base annua). Questo, porterà a un vantaggio in media di circa 98 euro in busta paga. 

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ultimo aggiornamento: 13 Settembre 2023 15:50

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