Miozzo a ‘Mezz’ora in più’: “Gli epidemiologici non dettano le regole, danno indicazioni. Impensabile un altro lockdown”.
ROMA – Intervenuto ai microfoni di Mezz’ora in più, il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Agostino Miozzo è ritornato a parlare delle decisioni prese in vista del Natale: “In molti ci contestano di essere troppo influenti – ha detto il numero uno del Cts, riportato da Il Fatto Quotidiano – e il conflitto tra politica e scienza è comprensibile […]. Alla politica fa comodo che un metro sia 70 centimetri. Le indicazioni sui trasporti, per esempio, hanno dato grossi problemi alle grandi compagnie perché abbiamo fornito per il distanziamento […]“.
Miozzo: “Dispiace per la sfiducia degli italiani”
Nell’intervista Miozzo si è soffermato anche sulle difficoltà nella comunicazione delle regole: “Dispiace per la sfiducia di una parte di popolazione. Più in generale stiamo avendo dei problemi a comunicare con l’opinione pubblica […]. In questo momento molte cose vengono strumentalizzate, la comunicazione la fanno ed è in mano agli influencer e ai social media“.
Parole che arrivano poche ore dopo l’intervista a Il Messaggero dove lo stesso Miozzo aveva chiesto un procedimento penale per chi dichiara il falso durante il periodo natalizio.
Miozzo: “Per gli epidemiologi saremmo dovuti restare in lockdown”
Miozzo è ritornato anche sulla differenza tra politica e medicina: “Gli epidemiologi, per fortuna, non dettano le regole ma danno indicazioni. Per loro saremmo dovuti restare dentro una campana di vetro fino al vaccino. Il lockdown a marzo era inevitabile, visto che ci siamo trovati di fronte a una situazione nuova. Sono stati mesi durissimi, di sacrifici imposti […]. Un altro lockdown sarebbe stato impossibile, dovevamo conciliare le indicazioni della scienza con l’economia e la vita del Paese“.
Miozzo sul vaccino: “Sono per una misura un po’ più rigida”
Per Miozzo sul vaccino ci vorrebbe una linea dura: “Se dovesse esserci l’obbligo potrebbe esserci per categorie ad alto rischio […]. Per gli altri vale più il coinvolgimento che l’obbligo. Personalmente per le vaccinazioni sono per un’idea un po’ più rigida“.