L’ascendente dell’Inter è il risultato della maestria lavorativa di Simone Inzaghi e della solidità del club: così è stato forgiato il dominio nerazzurro
Se una stella può brillare, due possono fare miracoli. E se questa seconda stella appare nel contesto di un derby, presso il terreno del Milan, diventa ancora più straordinaria. L’Inter ha conquistato il suo ventesimo scudetto, tanto ambito e desiderato, trasformando il campionato in un monologo, supportato da una serie impressionante di statistiche: miglior attacco, miglior difesa e capocannoniere.
Questo trionfo epico ha solitamente molteplici artefici. L’allenatore, innanzitutto, gioca un ruolo fondamentale. Simone Inzaghi, partendo da un campionato smarrito con il Milan, ha dimostrato un notevole miglioramento. Ha arricchito la sua già grande competenza tattica, precedentemente espressa in singole partite, con una continuità sorprendente. Non è più solamente un tecnico specializzato nelle fasi finali del campionato, ma ha dimostrato di poter dominare un torneo lungo e complesso, praticando un calcio di alta qualità. Ha anche saputo integrarsi meglio nella realtà del suo club, affrontando tutte le sfide che ne derivano con garbo e intelligenza. Queste qualità lo hanno aiutato ad affrontare critiche anche feroci, considerando che Milano è una piazza calcistica estremamente esigente.
L’Inter è così esigente che nemmeno la conquista di una seconda stella può soddisfarla appieno
Inzaghi lo comprende bene, ma è consapevole di avere ancora margini di miglioramento, specialmente nella gestione delle risorse tecniche a sua disposizione. Per il prossimo anno, oltre a cercare la conferma nella corsa al titolo nazionale, l’Inter ambisce a conquistare la Champions League e a distinguersi nel Mondiale per club, dove vuole essere protagonista assoluto. Una stagione impegnativa che prenderà il via nell’agosto del 2024 e si concluderà nel luglio del 2025 negli Stati Uniti con la disputa di una nuova competizione, appunto il Mondiale per club, dove ci si aspetta la presenza in prima fila dei nerazzurri. Del resto, si chiamano Internazionale, giusto? Il nome dice già tutto.
Lo scudetto dell’Inter è anche il frutto di un grande lavoro svolto dal club. Riuscire a vincere due campionati in quattro anni, con due allenatori così diversi come Conte e Inzaghi, dimostra la capacità della società di svolgere efficacemente il proprio compito.
La storia del calcio è ricca di uomini che hanno brillato per un breve momento, ma i grandi successi duraturi si basano su solide fondamenta societarie. Il gruppo dirigente, guidato da Giuseppe Marotta, Alessandro Antonello, Javier Zanetti e Piero Ausilio, ha contribuito a far crescere l’Inter, anche in un contesto non sempre favorevole.
Senza dubbio, la svolta è arrivata con l’arrivo di Marotta: senza di lui, la Juventus ha perso un po’ del suo smalto vincente, mentre con lui l’Inter ha trovato maggiore stabilità. Marotta ha seguito le orme di Italo Allodi, che fu portato dalla grande Inter alla Juventus per ricostruire una squadra bianconera protagonista per molti anni. Non a caso, Marotta ha collezionato dieci titoli italiani in carriera. Coloro che hanno cercato di metterlo in difficoltà, insieme all’Inter, alimentando il malcontento di Lukaku fino al suo repentino cambio di rotta, in realtà hanno giocato a favore di Marotta. Lautaro Martínez, diventato un leader, ha avuto la sua migliore stagione, Marcus Thuram si è rivelato un partner perfetto, e l’intero gruppo si è alleggerito delle tensioni e delle polemiche che lo avevano frenato.
E ora? Dopo i nove scudetti consecutivi della Juventus, nessun altro club è riuscito a ripetere l’impresa: Inter, Milan, Napoli e nuovamente Inter nei quattro anni successivi. Nessun dominio incontrastato si è manifestato. Può sembrare paradossale, e persino sgradevole per alcuni, che sia proprio l’Inter di Zhang a dominare la scena.
Da tempo, ci sono state voci di un cambio di proprietà dell’Inter, propugnate da informatori di professione, economisti senza prove concrete, il tutto nell’ambito di quel circo che circonda spesso, e purtroppo degrada, il calcio italiano. Tuttavia, l’Inter di Zhang è seconda solo alle gesta dei Moratti in termini di successi. Inoltre, sembra avere un vantaggio rispetto alle concorrenti anche per la prossima stagione.
Il club ha già pianificato il mercato degli acquisti, ha concluso trattative importanti e ha individuato le cessioni necessarie per mantenere un bilancio sostenibile. Milan e Juventus, rivali storiche, devono recuperare il divario tecnico, come ci si aspetta da club che vantano tre stelle sulle loro maglie o sette Champions League nel loro palmarès. Non possono tradire la loro storia.