Raisi, presidente dell’Iran, esulta per la riuscita nella repressione delle manifestazioni contro la morte di Mahsa Amini.
Il presidente dell’Iran, Raisi, ha esultato per la fine delle proteste per la morte di Mahsa Amini. A quanto sembra, il governo iraniano ha avuto la meglio sulla folla di protestanti che durante queste ultime due settimane ha manifestato per esprimere il suo dissenso per la morte della giovane Mahsa, “colpevole” di aver indossato il velo in maniera scorretta.
Raisi: “Fallita la cospirazione dei nostri nemici”
Il governo dell’Iran festeggia per la “fallita cospirazione dei nemici”. Ad oggi, le proteste contrastate in maniera brutale dalla polizia religiosa, sono terminate. Durante le manifestazioni, a causa della violenza utilizzata dalle forze dell’ordine nel reprimere l’evento, sono decedute anche numerose persone.
Tra queste anche la giovane Hadit Najafi, soprannominata “la ragazza della coda”, a cui le forze dell’ordine hanno sparato dopo aver visto che si stava legando i capelli con un elastico. Le proteste, durate sedici giorni, sono state accompagnate da gesta violente e numerosi arresti. Decine di persone sono morte: le vittime partono dalla capitale Teheran, passando per Isfahan, Shiraz, Saghez, Kerman e Zahedan.
Le manifestazioni degli studenti universitari
A protestare sono scesi anche studenti provenienti da 25 università, che chiedevano a gran voce la liberazione dei loro compagni. La violenta repressione delle manifestazioni ha avuto la meglio. Ed il presidente Ebrahim Raisi oggi esulta, dichiarando che “la cospirazione dei nemici dell’Iran è fallita”.
Stando a quanto riportato all’interno del bilancio dell’Ong Iran Human rights, con sede a Oslo, i manifestanti uccisi sono almeno novantadue. Delle vittime, quarantuno sono state uccise a Zahedan, nel sud-est dell’Iran. Lì, secondo l’Ong, le forze di sicurezza dell’Iran hanno “represso” una manifestazione, tenutasi venerdì 30 settembre, “in modo sanguinario”.
In seguito alle accuse nei confronti di un capo della polizia della città portuale di Chabahar per aver violentato una ragazza di 15 anni appartenente alla minoranza sunnita dei Baluch, era nata la manifestazione, repressa in maniera violenta dalle forze dell’ordine.