Israele, spari contro la folla che aspettava gli aiuti: il drammatico bilancio

Israele, spari contro la folla che aspettava gli aiuti: il drammatico bilancio

Il conflitto tra Israele e Hamas continua a mietere vittime: a Gaza si contano almeno 20 morti, tra cui alcuni bambini.

Giorno 111 del conflitto tra Israele e Hamas, e la tensione continua a crescere mentre la comunità internazionale cerca soluzioni per porre fine alla violenza. Un obiettivo difficile da raggiungere, dopo l’ultimo raid contro la popolazione di Gaza, che oggi ha provocato la morte di almeno 20 persone.

Israele sgancia la bomba sulla folla

Nei giorni scorsi, era stato proprio Israele a chiedere una tregua di due mesi per consentire lo scambio degli ostaggi con Hamas. Eppure, le strade a Gaza si sono nuovamente macchiate di sangue, dopo l’ultimo attacco che non ha lasciato scampo a decine di civili.

Si registrano circa 20 morti fino ad ora, tra cui quattro bambini. Il massacro è avvenuto dopo un bombardamento effettuato da aerei da guerra israeliani sul campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza. Sono invece 150 le persone ferite dall’attacco.

Hamas denuncia: “Ostacoli alla mediazione”

“Gli israeliani hanno sparato sulla folla in attesa degli aiuti uccidendo 20 persone”, denuncia su Telegram Ashraf al-Qudra, portavoce del ministero della Sanità controllato da Hamas. Il gruppo palestinese ha criticato le dichiarazioni di Israele, per quanto riguarda il ruolo di mediazione del Qatar nella guerra di Gaza.

Per Hamas, i leader israeliani starebbero ostacolando il raggiungimento di un accordo sullo scambio di prigionieri. Le famiglie degli ostaggi israeliani al momento stanno bloccando il valico di Kerem Shalom, impedendo ai camion degli aiuti di entrare nella Striscia.

Nel frattempo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione per prepararsi alla decisione della Corte di giustizia dell’Aja sulla denuncia del Sudafrica contro Israele per la guerra a Gaza.

Tajani: “Evitare altri scontri”

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, durante una visita in Libano, ha dichiarato di sostenere la proposta di allargare la distanza tra Hezbollah e Israele per evitare ulteriori tensioni. “Dopo le operazioni militari a Gaza, bisognerà individuare immediatamente un percorso politico per evitare che gli attuali scontri”, si ripetano, ha detto il ministro italiano.

Allo stesso tempo, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha chiesto a Tajani di “collaborare con il governo libanese per ritirare Hezbollah dal Libano meridionale, altrimenti lo Stato libanese subirà un colpo dal quale non si riprenderà”, scrive su Twitter.

La posizione degli Stati Uniti

Intanto, gli Stati Uniti hanno “deplorato” l’attacco che ha preso di mira un rifugio per sfollati dell’Unrwa a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, uccidendo 9 persone, e hanno chiesto che i siti dell’Organizzazione siano “protetti” a livello internazionale.

“Siamo seriamente preoccupati per le notizie di attacchi che hanno colpito una struttura dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (l’Unrwa)”, dichiara la portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Adrienne Watson.

“Gli Stati Uniti sostengono fermamente il diritto di Israele a difendersi, in conformità con il diritto internazionale umanitario, contro i terroristi di Hamas che si nascondono tra la popolazione civile e vogliono annientare lo Stato di Israele. Ma Israele mantiene la responsabilità di proteggere i civili, compreso il personale e i siti umanitari”, ha concluso.

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