Nel mese di gennaio l’indice dei prezzi al consumo NIC ha segnato una “netta attenuazione”: lo riferiscono i dati Istat.
Stando a quanto riferito dai dati proposti da una ricerca dell’Istat, nel 2022 i prezzi al consumo hanno subito una crescita media all’anno del +8,1%. Si tratta dell’aumento più consistente mai visto dall’anno 1985, periodo in cui l’inflazione salì a +9,2%.
A causa dei recenti avvenimenti, come la pandemia globale, la guerra in Ucraina e la crisi climatica, i costi energetici e di produzione sono arrivati alle stelle. Secondo i dati della Coldiretti l’inflazione è costata alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro. L’aumento generalizzato dei prezzi sta portando a una diminuzione del potere d’acquisto: si tratta dell’inflazione.
Arrivano però delle buone notizie per i primi mesi del 2023, dove secondo le stime preliminari dell’Istat l’inflazione ha segnato una “netta attenuazione” durante il mese di gennaio. Stando al report Istat, a gennaio il prezzo degli alimenti al supermercato ha segnato un ribasso.
Nella fattispecie determinati beni di consumo alimentari e per la cura della persona hanno registrato +12,2% rispetto al +12,6% del mese scorso. Subiscono invece il processo inverso i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, passando da +8,5% a +9,0%.
Il nuovo paniere
Il nuovo paniere comprenderà a partire dal 2023 le visite medico sportive, la riparazione degli smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. Anche l’ammontare di queste spese verrà preso come riferimento dell’Istat per la rilevazione dei prezzi al consumo.
Il report
Sul sito Istat i dati riferiscono come “La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%); gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%).”
Il report conclude: “L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8% del mese precedente a +6,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%. Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1% a +14,2%), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1% a +4,2%); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,0 di dicembre a -10,0 punti percentuali).”