Non è ancora finita per la principessa Kate Middleton: dopo la remissione, l’esperto parla di un “rischio” di recidiva.
A un anno dall’annuncio della malattia, Kate Middleton si trova ancora in una fase delicata del suo percorso di cura. Non solo la scelta della scuola per George, crea un’ombra sul ritorno alla normalità della principessa del Galles, ma anche le implicazioni mediche legate alla sua salute continuano a richiedere attenzione.
Dopo aver reso pubblico che il cancro è “in remissione completa“, resta comunque fondamentale seguire un lungo periodo di controlli. Gli esperti, infatti, parlano chiaro: il rischio di recidiva non è da sottovalutare.

La remissione di Kate Middleton: la parole dell’esperto
Il professor Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e direttore dell’Oncologia medica universitaria dell’ospedale Molinette di Torino, ha spiegato all’Adnkronos Salute che Kate Middleton ha affrontato una “chemioterapia precauzionale per ridurre i rischi di recidiva“. Questo tipo di trattamento è stato scelto proprio per limitare la possibilità che la malattia possa ripresentarsi. Tuttavia, ha sottolineato “la remissione è una premessa per la guarigione, ma si convive comunque con il rischio di recidiva“.
Per la principessa, il ritorno alla “vita normale” – fatta di impegni pubblici, attività istituzionali e vita familiare – non sarà privo di ostacoli. “Tornare alla vita di prima della malattia significa dover fare i conti con gli esiti delle terapie tossiche e degli interventi chirurgici“, ha evidenziato ancora l’oncologo.
Il rischio recidiva e le cure per i prossimi anni
Il percorso che attende Kate Middleton è segnato da un rigoroso follow-up medico. “Di controlli diagnostici e strumentali all’inizio con cadenza più stretta e poi con il tempo più distanziata“, ha dichiarato Di Maio. Questo sistema di monitoraggio serve a tenere sotto controllo eventuali segnali di recidiva. Solitamente, tali controlli si eseguono almeno due volte l’anno e continuano per un periodo di circa cinque anni.
Molto dipende, ha precisato l’oncologo, dal tipo specifico di tumore affrontato. Dopo il quinquennio iniziale, “in base alle caratteristiche del tumore, o si interrompe il follow-up oppure i controlli devono proseguire“.