L’economia della Russia è minacciata dall’inflazione e dai problemi valutari, ma le spese belliche sembrano evitarne la recessione.
L’invasione dell’Ucraina, iniziata nel 2022 dalla Russia, ha causato devastazioni su scala globale, ma paradossalmente sta giocando un ruolo cruciale nel mantenere l’economia russa a galla. Secondo diversi economisti, senza le ingenti spese belliche, la Russia si troverebbe già in piena recessione. Le spese militari fungono da cuscinetto per il Cremlino, permettendo a Vladimir Putin di ritardare una crisi economica che sembrava imminente, in un contesto di crescente inflazione e problemi valutari.
Le spese militari evitano la recessione della Russia
Secondo Jay Zagorsky, economista presso la Boston University, la guerra in Ucraina sta evitando il collasso economico della Russia. In un’intervista rilasciata a Business Insider, Zagorsky sottolinea che le spese militari sono attualmente l’unico motore che sostiene l’economia russa. Il Cremlino sta investendo massicciamente in forniture militari: dagli stivali alle munizioni, dai veicoli ai sistemi d’arma, garantendo così una domanda continua per numerosi settori dell’economia.
Tuttavia, questa strategia ha dei limiti. Anche se l’economia russa è sostenuta dalle spese militari, la guerra non può essere considerata una soluzione duratura. Gli economisti avvertono che, a lungo termine, mantenere un bilancio di guerra così elevato è insostenibile e, una volta esaurite le risorse governative, la Russia potrebbe trovarsi di fronte a una recessione inevitabile.
Inflazione e problemi valutari: le sfide per Mosca
L’economia russa non è solo alle prese con una guerra costosa, ma anche con un’inflazione galoppante. I dati ufficiali riportano un aumento dei prezzi al consumo del 9% su base annua, ma Zagorsky sospetta che la reale entità dell’inflazione sia sottostimata, come avveniva durante l’epoca sovietica.
Inoltre, le sanzioni occidentali stanno pesantemente limitando l’accesso della Russia alle valute forti, come il dollaro americano, costringendo il Paese a utilizzare alternative come lo yuan cinese. Tuttavia, anche questa risorsa sta diventando sempre più scarsa, e molte aziende esitano a fare affari con la Russia per evitare ulteriori sanzioni. Questa combinazione di fattori ha ridotto le entrate del Paese, che dipende fortemente dalle esportazioni di petrolio e gas.