La questione aborto famacologico
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Direttore: Alessandro Plateroti

La questione aborto famacologico

donna incinta pancia gravidanza

A seguito della conferma da parte della Corte Suprema Usa, che ha cancellato il diritto all’aborto, dibattito aperto anche in Europa.

Il dibattito sull’aborto sta infiammando anche l’Europa, a seguito delle esigue tutele per una conquista che sembra ancora lontana dal concretizzarsi davvero. In Italia, regione in cui il tasso di obiettori di coscienza tra i medici risulta essere molto alto, si esamina con diplomazia l’attuazione delle varie linee di indirizzo ministeriali, riguardo l’aborto farmacologico in day hospital o comunque in consultori ed ambulatori attrezzati. Questo il quadro, non proprio incoraggiante. A due anni dall’emissione delle linee di indirizzo, il Ministero della Salute ha fatto un passo in più verso la de-ospedalizzazione, ma il livello di applicazione varia da Regione a Regione. E rimangono grandi difformità, tra ostacoli politici e scarsi incentivi a livello nazionale.

Una delle ultime rivelazioni ufficiali a disposizione, è legata alla Relazione annuale del ministero della Salute, consegnata al Parlamento nelle scorse settimane (in ritardo di quattro mesi). Ma la disamina che offre, è già datata e poco dettagliata. In primis, si basa su dati del 2020, ovvero lo stesso anno di diffusione delle linee di indirizzo: la procedura farmacologica, si legge, è stata utilizzata nel 31,9% dei casi di interruzione volontaria di gravidanza. Ma la percentuale cambia enormemente se ci si sposta sul territorio nazionale: si va dall’1,9% di utilizzo nel Molise a oltre il 50% in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Basilicata.

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La Relazione rispetto al 2021

Nell’ambito della Relazione, sarebbe incluso che nel 2021, l’Istituto superiore di sanità ha espletato un esame sulla rilevazione dei provvedimenti presi dalle Regioni in merito all’applicazione delle linee di indirizzo ministeriali: Lazio e Toscana avevano diffuso che era iniziata la somministrazione dei farmaci abortivi in strutture extra-ospedaliere; Piemonte, Umbria, Sardegna, Marche stavano ragionando in merito; in Emilia-Romagna e nella P.A. di Bolzano, era prevista la somministrazione in consultorio, mentre in Sicilia negli ambulatori pubblici collegati all’ospedale.

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ultimo aggiornamento: 10 Luglio 2022 11:02

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