L’incredibile storia di Diana Pifferi, la bimba abbandonata e morta di stenti

L’incredibile storia di Diana Pifferi, la bimba abbandonata e morta di stenti

Aveva un anno e mezzo Diana Pifferi quando è stata abbandonata in casa a Milano da sua madre Alessia, accusata di omicidio.

Risale all’estate del 2022 la tragedia di Diana Pifferi. La bambina di 16 mesi è morta di stenti e disidratata dopo che sua mamma, Alessia Pifferi, l’ha abbandonata nella sua casa di Ponte Lambro, a Milano, alle 18.55 di giovedì 14 luglio. La piccola è stata lasciata sola per quasi una settimana, mentre la donna raggiungeva il suo compagno a Leffe.

Alessia partorisce in bagno

Alessia Pifferi, dopo il divorzio col suo ex marito, aveva iniziato ad avere più cura di sé stessa e dopo poco tempo era riuscita a trovare un altro uomo: Mario Angelo D’Ambrosio, elettricista di 58 anni. Col nuovo compagno inizia una convivenza a Leffe, in provincia di Bergamo: l’uomo gli chiede più volte se fosse incinta, ma lei nega.

La donna partorisce la piccola Diana in bagno, ma nascendo prematura trascorre un mese in ospedale per problemi ai reni. Intanto nessuno conosce il compagno di Alessia, che stando a quanto raccontato dalla donna non sarebbe a conoscenza di avere una figlia.

Diana Pifferi abbandonata in casa

A metà luglio del 2022, Alessia decide di andare a trovare il suo compagno a Leffe nel weekend. La permanenza si prolunga, e i giorni lontana da Diana Pifferi diventano sei. In questo arco di tempo la bambina resta sola nella sua casa di Ponte Lambro.

Mentre la coppia trascorreva le giornate con l’uomo tra sagre e mercatini, la bambina restava senza cure e senza cibo né acqua. Troppi i giorni di noncuranza, dopo cui Diana muore di stenti e disidratata. Al suo ritorno, Alessia trova sua figlia senza vita. Chiama il compagno per avvertirlo, ma lui era stato assicurato della presenza di una babysitter, che in realtà non c’è mai stata.

Le ipotesi sulla morte di Diana Pifferi

Alessia chiama subito i soccorsi, ma ormai non c’era più nulla da fare. Accanto a Diana, trovata morta su un lettino da campeggio, ci sono un biberon e un flacone di benzodiazepine mezzo vuoto. In cucina, gli investigatori trovano un flaconcino di ansiolitici che Alessia Pifferi ha detto di essere di un suo ex compagno.

Dall’autopsia sul corpicino della bimba emerge che la morte è stata causata dall’assenza di acqua e cibo. Nello stomaco della piccola sarebbero stati trovati resti di un pannolino: forse Diana cercava di sfamarsi in questo modo. Vengono svolte indagini anche sul latte trovato nel biberon, per capire se la donna abbia sciolto alcuni tranquillanti e conseguentemente drogato la bimba.

I funerali di Diana

Il 29 luglio si sono svolti i funerali di Diana a San Giuliano Milanese, presenti la nonna e la zia della bambina, ma anche la madre ha voluto partecipare alla cerimonia in chiesa. La nonna si è appoggiata alla bara della nipotina dicendo di non averla mai abbandonata: “È tua madre che è una pazza”.

Nessuna notizia invece di Mario Angelo D’Ambrosio, il compagno di Alessia Pifferi, che ha spento il cellulare dopo l’arresto della donna. Nemmeno l’avvocata della donna riuscirebbe a contattarlo: “Le ho dovuto spiegare che è normalissimo che lui non abbia voglia di parlare con lei”, dice spiegando che la donna non si renda conto di quanto accaduto.

L’arresto di Alessia Pifferi

Il giudice dispone la misura cautelare in carcere, dichiarando che non ci sarebbe alcuna premeditazione: Alessia Pifferi si sarebbe resa conto solo con il passare dei giorni che Diana sarebbe potuta morire. Tuttavia, dall’esame tossicologico emerge che la bambina non sia stata drogata.

Alessia, che rischia l’ergastolo per aver lasciato morire sua figlia, ha cambiato tre avvocati nel corso del processo. Alessia Pontenani, che difende l’imputata, chiede alla Corte di assise di Milano di disporre una perizia sulla capacità di intendere e volere dell’imputata: dai risultati emerge una disabilità intellettiva della donna.

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