La Superlega è una questione di soldi

La Superlega è una questione di soldi

La Superlega è una competizione che nasce per i soldi ma dimentica il valore della concorrenza sana.

L’annuncio della nascita della Superlega ha causato un vero e proprio terremoto nel mondo del calcio ma anche della politica. I club fondatori della nuova competizione europea per club hanno dovuto fare i conti con le minacce della Uefa, con la pressione dei leader politici e con le critiche dei tifosi. Ciò nonostante società come la Juventus e il Manchester United si sono godute una giornata d’oro sui mercati. E questo sembra confermare una delle critiche più frequenti: la Superlega è una questione di soldi che con i valori dello sport ha decisamente poco a che fare.

Juventus

La crisi del calcio e gli effetti del Covid

La premessa è che il mondo del calcio non gode di ottima salute ormai da tempo, ma va anche detto che il Covid si è abbattuto come un uragano su un mondo pericolante e ha trasportato l’azienda del pallone ad un passo dal fallimento. La Superlega potrebbe cambiare le carte in tavola. Si parla di una competizione con incassi sicuri e considerevoli. JP Morgan mette sul piatto 3 miliardi e mezzo per una competizione forte di un fatturato potenziale di diversi miliardi di euro. Tutto molto bello ma anche tutto molto poco meritocratico e democratico. Chi partecipa alla competizione? Le squadre più importanti e ricche d’Europa che in base a criteri non meglio specificati invitano ogni anno cinque squadre per arrivare almeno a 20 partecipanti e poter creare due gironi da 10 squadre. Le invitate ovviamente saranno chiamate in base a qualche merito sportivo. Resta da capire quale. I club fondatori invece partecipano di diritto ad una competizione ricca – economicamente parlando -, partecipano solo per lo status e la storia che hanno alle spalle. Una storia che in molti casi presenta anche ombre ingombranti, ma questa è davvero un’altra storia.

Real Madrid

La Superlega è più ricca della Champions League

La Superlega, almeno per i suoi ideatori, ha un grande vantaggio: un giro di soldi da 4 miliardi di euro circa. Tradotto, è una competizione più ricca della Champions League. Non solo. La Super League conterebbe anche meno partecipanti rispetto alla Champions, e così la formula diventa magica e irresistibile: più soldi sul piatto da dividere tra un numero minore di squadre. Parlando di numeri, ci sono anche le prime stime che circolano: ogni squadra (parlando dei club fondatori) metterebbe nelle casse tra i 150 e i 300 milioni. Solo con la partecipazione alla competizione. In Champions vedi meno soldi anche vincendo la Coppa.

Champions League

Il valore sociale dello sport

Attenzione, lo scandalo non è che il calcio cerchi guadagni. Quella del pallone è una vera e propria industria e a certi livelli non si compete solo per passione. Si compete anche (in alcuni casi soprattutto) per soldi. Il problema è che, per come nasce, la Superlega cancella i valori dello sport, oscura la meritocrazia. I club fondatori partecipano per diritto ad una competizione ricca nonostante i meriti sportivi. Sostanzialmente, a prescindere dalla gestione e dai meriti sportivi, un numero ristretto di club annulla di colpo il rischio di fallire, di dover ricostruire da zero o quasi.

I club fondatori

Non sorprende che tra i club fondatori ci siano società italiane e spagnole. Real Madrid e Barcellona non hanno una posizione finanziaria solida cosi come Inter, Milan e Juventus non navigano proprio in acque tranquillissime. In casa Inter si cercano soci, in casa Milan la Champions League è un sogno ormai da tanti anni, in casa Juve i problemi non mancano. Sorprende forse la presenza delle inglesi, ma la Premier sta facendo i conti con un taglio prolungato e preoccupante dei soldi che girano intorno al mondo del calcio.

Il no del Bayern Monaco

È significativa l’assenza del Bayern Monaco, una società in salute, con i conti in ordine e con i risultati sportivi che premiano la gestione economica.