Il tema del salario è sul tavolo del governo Draghi. La questione sta prendendo piede per una svolta necessaria.
L’Italia e la Grecia hanno i livelli più bassi di produttività in Europa. Allo stesso tempo hanno gli orari lavorativi più lunghi e i salario più basso. Si tratta quindi di una questione di produttività, nel nostro paese lavoriamo molte ore ma producendo poco – forse anche per questo motivo si produce meno. Di conseguenza, i salari restano bassi.
Il tema deve essere affrontato seriamente. Manca il salario minimo e potrebbe essere una svolta positiva. Inoltre, c’è un cuneo fiscale troppo ampio che è 10 punti sopra la media europea, l’Irpef ha aliquote troppo alte. Inoltre, il lavoro è l’ambito più tassato in assoluto di tutto.
Negli altri paesi europei come Francia e Germania, il Pil per ora lavorata è cresciuto del 21,2% e del 21,3%. In Italia invece solo del 4,2%. Il problema resta quello della produttività, nel nostro paese lavoriamo tanto e male, ovvero passiamo molte ore in ufficio ma produciamo poco.
La necessità di interventi strutturali
I bonus non durano per sempre e soprattutto non vanno a riparare un sistema sbagliato di fondo. Per questo bisogna intervenire con un intervento strutturale a protezione dei salari. Il governo sta valutando una riflessione anche sul salario minimo. Il bonus da 200 euro per i lavoratori e percettori del reddito di cittadinanza a luglio. Ma in autunno con la legge di Bilancio si pensa a misure serie.
Ancora non vi è nulla in agenda ma il premier Draghi sembra disponibile a convocare un tavolo sui salari con le parti sociali. Sul salario minimo il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha ricordato che c’è una proposta che prevede come «il trattamento economico complessivo contenuto nei contratti possa diventare il salario minimo di riferimento per tutti i lavoratori di quel comparto». La proposta prende piede e potrebbe diventare realtà.