Quanto guadagna Luigi Di Maio: lo stipendio e la dichiarazione dei redditi dell’ex capo del Movimento Cinque Stelle.
Ex leader del MoVImento Cinque Stelle, figura rivoluzionaria nel mondo della politica italiana e ambasciatore della filosofia dei conti in chiaro e soprattutto dei tagli agli sprechi, Luigi Di Maio è uno dei personaggi costantemente sotto la luce dei riflettori anche per quanto riguarda i suoi introiti dall’attività politica. I detrattori sono pronti ad accusarlo di arricchirsi con la politica, i sostenitori lo presentano come il volto nuovo e giusto dell’Italia. Ma qual è lo stipendio di Luigi Di Maio?
Lo stipendio di Luigi Di Maio
Stando ai numeri pubblicati da Libero, Luigi Di Maio, quando era vicepremier del governo Conte e ministro del Lavoro, guadagnava 98.771 euro lordi annui, all’ottavo posto nella classifica dei ministri più pagati del governo a guida Lega-Movimento Cinque Stelle.
Da deputato e Ministro degli Esteri, alla luce delle norme in vigore, Luigi Di Maio riceve un compenso solo per la sua attività da deputato. Le due cariche infatti non danno diritto ad una somma di compenso. I deputati hanno diritto ad una indennità da 11.700 euro circa (lordi). Significa che al netto parliamo di 5.300 euro circa. Si aggiunge una diaria di circa 3.500 euro. Inoltre c’è un rimborso spese da quasi 3.700 euro per coprire le spese di mandato. Ci sono poi rimborsi legati ai trasporti e all’uso del telefono.
Bisogna però ricordare che Luigi Di Maio ha deciso di decurtarsi lo stipendio.
La dichiarazione dei redditi
Alla luce della sua filosofia sulla politica trasparente, Luigi Di Maio ha pubblicato nel 2018 la sua dichiarazione dei redditi, ovviamente relativa al 2017, quando era parlamentare e vicepresidente della Camera.
Lo stipendio di Luigi Di Maio era pari a 13.000 euro al mese netti, cui si sommavano 3.000 euro legati all’indennità della carica. Al compenso economico si sommavano l’auto di rappresentanza, il diritto alla scorta, un appartamento privato – in usufrutto e non di proprietà – e il rimborso delle spese di viaggio, ovviamente solo per i viaggi di lavoro e istituzionali.
Lo stesso Di Maio ha restituito i soldi dell’indennità così come ha restituito i rimborsi telefonici e quelli per l’uso del taxi. Tra le rinunce del vicepremier pentastellato anche quella dell’appartamento in usufrutto. Metà dello stipendio, così come previsto dallo statuto, è stato inoltre devoluto al microcredito. Alla luce dei tagli lo stipendio mensile netto di Di Maio doveva essere sensibilmente inferiore a quello dichiarato in sede di dichiarazioni dei redditi.