“Non riconoscono lo Stato italiano”: Mario Giordano tuona in diretta

“Non riconoscono lo Stato italiano”: Mario Giordano tuona in diretta

Preciso e diretto come suo solito, Mario Giordano ha analizzato alcuni aspetti del caso legato alla morte di Ramy nel quartiere Corvetto a Milano.

Si sta parlando con grande enfasi del caso legato alla morte del giovane Ramy, il ragazzo che ha perso la vita nel quartiere Corvetto a Milano durante un inseguimento della polizia. A ‘4 di Sera’ su Rete 4, è intervenuto anche il noto giornalista e conduttore Mario Giordano che ha commentato la vicenda e alcuni degli sviluppi di queste ultime ore.

Mario Giordano

Mario Giordano e il caso Ramy

Intervenuto a ‘4 di Sera’ su Rete 4, ospite di Paolo Del Debbio, Mario Giordano ha voluto commentare i recenti sviluppi sul caso Ramy, il ragazzo di 19 anni, morto a seguito di un inseguimento della polizia nel quartiere Corvetto di Milano.

In primis, Giordano ha fatto una premessa: “Bisogna capire che le Forze dell’Ordine stanno in un contesto difficile”.

Il discorso, però, poi è passato ad analizzare un altro aspetto sul quale il giornalista è stato molto diretto: “C’è una parte di popolazione, immigrati di prima e seconda generazione, che non riconoscono le istituzioni perché non si riconoscono nello Stato italiano”, ha detto.

Secondo il giornalista il punto è proprio questo: “Non riconoscono lo Stato italiano, le nostre leggi, la polizia. E non perché sono poveri, ma perché non riconoscono lo Stato italiano“, ha detto a ‘4 di Sera‘.

Le indagini

La vicenda legata alla morte del 19enne di origine egiziana Ramy sta vedendo le forze dell’ordine attive per le indagini. Per l’incidente in cui ha perso la vita nel quartiere Corvetto di Milano il ragazzo, infatti, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati, in vista degli accertamenti, almeno due carabinieri.

Dalle informazioni filtrate sul caso, i reati ipotizzati a carico dei due militari sarebbero, a vario titolo, di falso in atto pubblico e depistaggio. Su questa ultima ipotesi, in particolare, la pista si basa sulla presunta cancellazione di un video di un testimone che ha dichiarato ai pm di aver assistito all’incidente, di aver visto l’impatto tra i due veicoli e di aver girato un filmato ma anche, allo stesso tempo, di essere stato spinto dai militari a cancellarlo.