Il Senato approva la legge sul reato universale di maternità surrogata: la firma di Mattarella divide la politica italiana.
Il reato universale di maternità surrogata è ufficialmente legge. Il Senato ha approvato il provvedimento in via definitiva il 16 ottobre, e la norma sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale lunedì 18 novembre. Firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 4 novembre, la legge introduce una svolta radicale nel panorama legislativo italiano, rendendo la maternità surrogata perseguibile anche se commessa all’estero.
Maternità surrogata: Mattarella firma
Il presidente Sergio Mattarella, che ha promulgato la legge prima della sua partenza per la Cina, ha confermato la sua posizione di arbitro super partes.
Parlando agli studenti, ha dichiarato: “Ho promulgato leggi che ritenevo sbagliate, perché era mio dovere”.
Questa dichiarazione, pur smentendo le voci che lo vedevano contrario al provvedimento, ha alimentato il dibattito sull’efficacia e l’imparzialità del sistema legislativo italiano.
Reazioni politiche: tra applausi e critiche
La nuova legge ha diviso il panorama politico e sociale, suscitando reazioni contrastanti:
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha definito la maternità surrogata una: “Pratica vergognosa che sfrutta la disperazione delle donne e la povertà”.
Gasparri ha inoltre sottolineato la valenza morale della norma, affermando che essa rappresenta un importante passo avanti per tutelare la dignità umana.
All’opposto, il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha duramente criticato la legge, definendola: “Un obbrobrio giuridico e palesemente incostituzionale”.
Secondo Magi, la norma viola l’articolo 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che garantisce il diritto alla non retroattività delle leggi penali. Magi ha inoltre evidenziato il paradosso di una legge che rende universale un reato, nonostante la pratica sia legale in molti Paesi.
La legge sul reato universale di gestazione per altri segna un punto di svolta nelle politiche italiane, ma apre anche scenari di conflitto, sia sul piano interno che internazionale. Le critiche legate alla costituzionalità e alla compatibilità con le normative europee potrebbero presto portare il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale.