Matteo Renzi condivide il suo ricordo del 19 luglio 1992 e riflette sull’eredità morale di Paolo Borsellino, tra memoria, verità e giustizia.
Il 19 luglio 1992 rappresenta una delle pagine più drammatiche della storia italiana recente. La mafia colpì con violenza, uccidendo il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta in via D’Amelio, a Palermo. Matteo Renzi, in un messaggio pubblicato sul social X, ha voluto condividere un ricordo personale e una riflessione profonda sul senso di quella tragedia: “Appartengo alla generazione di chi ha vissuto il 1992 come un anno di dolore e di svolta. La Piovra quell’anno si prese i figli migliori della Sicilia. E il 19 luglio uccise Paolo Borsellino e i ragazzi (e la ragazza, Emanuela) della sua scorta.”

Il ricordo di un ragazzo di 17 anni
Renzi, all’epoca dei fatti, era un adolescente. Il suo racconto è vivido, umano: “Avevo 17 anni e ricordo precisamente il momento in cui seppi la notizia: ero al mare, con gli amici, in Toscana. E ricordo il brivido all’annuncio della notizia via radio.” Un’immagine semplice ma potente, che descrive con efficacia lo smarrimento di un’intera generazione di fronte a un evento così sconvolgente. Oggi, sottolinea Renzi, “la mafia non uccide i magistrati e dopo il martirio di Borsellino e di Falcone le istituzioni hanno trovato la forza di reagire e di vincere la guerra.”
Verità e memoria: un dovere civile
Ma il messaggio di Renzi non è solo commemorativo. È anche un invito alla ricerca della verità: “Via D’Amelio non può essere consegnata alla storia finché non sarà scritta la verità che i figli di Paolo Borsellino cercano, che i figli di Paolo Borsellino meritano, che l’Italia intera deve sapere.” Parole che evidenziano quanto sia ancora aperta la ferita dei depistaggi legati alla strage del 19 luglio: “I depistaggi sulla strage del 19 luglio 1992 sono una delle pagine più squallide della storia italiana.”
Renzi conclude il suo messaggio con un pensiero affettuoso alla famiglia Borsellino: “A Fiammetta, Manfredi e Lucia un abbraccio particolare in un giorno particolare.” E lancia un appello alle nuove generazioni: “Ai più giovani: andate a rileggere quello che Borsellino disse nel mese di giugno del 1992 dopo la marcia organizzata dagli scout e dai giovani di Palermo. Capirete, una volta di più, perché quell’uomo è per la nostra generazione un eroe. E per tutti noi un padre della patria.”
Le parole di Renzi sono un richiamo a non dimenticare, a continuare a cercare la verità, e a riconoscere l’eredità di chi ha lottato per la giustizia. Un messaggio di memoria e responsabilità che riguarda ogni cittadino italiano.
Appartengo alla generazione di chi ha vissuto il 1992 come un anno di dolore e di svolta. La Piovra quell’anno si prese i figli migliori della Sicilia. E il 19 luglio uccise Paolo Borsellino e i ragazzi (e la ragazza, Emanuela) della sua scorta. Avevo 17 anni e ricordo…
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 19, 2025