Matteo Salvini, che oggi si scontra con lo sciopero del 17 novembre, in passato era proprio colui che invocava gli scioperi.
“Bloccare un Paese per 24 ore non è ammissibile“, chiosa negli ultimi giorni il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, scontrandosi con lo sciopero di Cgil e Uil, proclamato per venerdì 17 novembre. Nel 2015 però, nei panni di parlamentare europeo, non la pensava esattamente così.
Boldrini: “Qualche anno fa voleva bloccare il Paese”
A sollevare il polverone è stata la deputata del Partito Democratico, Laura Boldrini, che ieri ha criticato su Twitter il ministro, per la precettazione dello sciopero di Cgil e Uil, previsto per il 17 novembre.
Nei giorni scorsi infatti, Salvini ha infatti consentito che la protesta dei sindacati potrà tenersi solamente per una durata tra le 9 e le 13 ore. “Uno sciopero di 24 ore è inaccettabile” ha tuonato in diretta televisiva.
“Salvini, che qualche anno fa voleva bloccare il paese per 3 giorni, oggi precetta i sindacati per lo sciopero del 17 novembre. Il nuovo nemico verso cui scagliarsi per distrarre l’attenzione dalle promesse non mantenute sono il sindacato e il diritto di sciopero. Scioperare è un diritto costituzionale e i diritti costituzionali non si toccano”, si legge nel post.
Salvini, che qualche anno fa voleva bloccare il paese per 3 giorni, oggi precetta i sindacati per lo sciopero del 17 novembre.
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) November 14, 2023
Il nuovo nemico verso cui scagliarsi per distrarre l'attenzione dalle promesse non mantenute sono il sindacato e il diritto di sciopero.
Scioperare è…
Quando Salvini invocava gli scioperi
A cosa si riferisce la Boldrini? Scavando nel passato di Matteo Salvini, scopriamo che la deputata dem ha proprio ragione. Nel 2015, quando al governo c’era Matteo Renzi, l’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva rilasciato un’intervista a Ponte di Legno, in provincia di Brescia.
Era il 15 agosto, quando Salvini rivendicava l’intenzione della Lega di far dimettere il governo. “Molti di voi mi dicono: “Mandiamoli a casa”. Noi ci stiamo provando con le buone maniere, con i referendum, con le proposte di legge, con gli emendamenti, con i sindaci, con le manifestazioni e con i presìdi”, diceva.
Ed è a questo punto che l’allora parlamentare propose un’iniziativa che coinvolgeva tutto il Paese. “Tre giorni, non tre mesi, di spallate, di blocco totale, tre giorni durante i quali fermiamo l’Italia per mandare a casa questo governo e farlo ripartire“, annunciava all’epoca.
Secondo l’allora segretario della Lega, dovevano essere coinvolti tutti i lavoratori, dagli ospedali alle scuole, “da Nord a Sud, Isole comprese”. “Blocchiamo tutto, fermiamo tutto, non compriamo più un accidente, non consumiamo più un accidente, non paghiamo più una lira, ma ci fate votare e torniamo a un Paese normale”, chiosava ancora Matteo Salvini, annunciando quello che sarebbe stato uno sciopero programmato per il 6, il 7 e l’8 novembre 2015.