Nel 1993 la mafia provò ad uccidere anche Maurizio Costanzo, fortunatamente senza riuscirci. Ripercorriamo i momenti.
Da sempre Maurizio Costanzo si è schierato contro la criminilità organizzata, e per chiunque decide di esporsi su questa prospettiva rischia anche di essere “tagliato fuori” da chi lo avverte come una minaccia. Infatti, proprio il 14 maggio 1993, anche il defunto conduttore televisivo rischiò la propria pelle durante un tentato attacco terroristico.
Il racconto di Maurizio
Durante un’intervista, Maurizio raccontò: “Riina disse: ‘Questo Costanzo mi ha rotto’. Cominciarono a pedinarmi, a spedirmi lettere anonime, ma non ci feci caso. Seppi poi che Messina Denaro era venuto nel pubblico dello Show, per vedere il teatro”.
Quella sera si trovava in auto con sua moglie Maria, con un’autista che sostituì il solito, e che miracolosamente non conosceva bene le strade da percorrere. “Esitò al momento di girare in via Fauro, e questo confuse il killer che doveva azionare il detonatore. Sentimmo un botto pazzesco. Tra me e Maria passò un infisso”, disse.
Il piano di Riina
Fu Riina a inviare Messina Denaro con un gruppo di fuoco, che avrebbe dovuto pedinare e uccidere Costanzo, Giovanni Falcone e il Ministro Claudio Martelli. Il delitto del conduttore si sarebbe dovuto svolgere fuori al teatro Parioli a Roma, per non provocare una strage all’interno.
Date le frequenti discussioni contro la mafia di Maurzio Costanzo, e la sua amicizia con il giudice Falcone, fu proprio il più grande mafioso a programmare la sua uccisione, andata male. Nel gruppo di mafiosi c’erano Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Sinacori, Lorenzo Tinnirello, Cristofaro Cannella e Francesco Geraci.