Superbonus e confusione numerica: la gaffe di Meloni tra castelli e bilanci.
Durante un’intervista al Tg2, la premier Giorgia Meloni ha sollevato critiche sul Superbonus, evidenziando un’apparente discrepanza sui numeri.
Ha affermato che grazie a questa misura sono stati ristrutturati: “Sono stati ristrutturati anche 6 castelli privati per un totale di un miliardo“, generando un notevole scetticismo per la gestione delle risorse.
Le dichiarazioni di Meloni hanno acceso un dibattito che va ben oltre i dettagli del Superbonus, sollevando questioni più ampie sulla gestione delle risorse pubbliche e sulle priorità del governo in termini di politiche sociali ed economiche.
Giorgia Meloni: la gaffe sul superbonus
Tuttavia, i dati forniti dall’Enea correggono il tiro: gli edifici in questione sono in realtà 8 dimore storiche, non private ma aperte al pubblico, con un costo complessivo ben diverso, attestandosi a 1 milione e 68mila euro.
La confusione non si ferma qui. Meloni ha parlato di un: “Buco di 160 miliardi” attribuibile all’intero sistema dei bonus edilizi, una cifra che, secondo i dati del Mef e le precisazioni del Fatto Quotidiano, amalgama diverse iniziative, non solo il Superbonus.
Il costo diretto del Superbonus, aggiornato al 31 gennaio, sarebbe di 107,3 miliardi, ben lontano dai 160 miliardi citati.
Reazioni e critiche dal M5s
Le reazioni alla gaffe di Meloni non si sono fatte attendere. Da Agostino Santillo, vicepresidente gruppo M5S alla Camera, a Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato, le critiche puntano sull’accuratezza dei dati presentati e sul reale impatto del Superbonus sull’economia italiana.
“Una cifra totalmente sparata a caso“, commenta Santillo, sottolineando come il Superbonus abbia in realtà contribuito alla crescita del PIL e alla riduzione del debito pubblico.
Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in Commissione Bilancio, denuncia l’ennesima demonizzazione del Superbonus, sottolineando la distanza siderale tra i numeri reali e quelli citati dalla Premier. La polemica si accende ulteriormente, mettendo in luce un dibattito che va oltre i semplici numeri, toccando le scelte di politica economica e le priorità del governo.