Le ultime dichiarazioni di Enrico Mentana su carriera, media italiani, questioni di libertà di stampa e il caso Giorgia Meloni.
Enrico Mentana, figura emblematica del giornalismo italiano e attuale direttore del TgLa7, ha recentemente aperto il suo cuore in un’intervista concessa a La Stampa. Mentre si avvicina la scadenza del suo contratto a dicembre 2024 e il suo settantesimo compleanno, Mentana ha respinto le voci, sollevate da Fiorello, di un possibile passaggio al canale Nove, sottolineando piuttosto il suo impegno attuale a La7.
La visione di Mentana sui cambiamenti nel panorama televisivo
“Non ho difficoltà a dire che il mio contratto scade il 31 dicembre del 2024… cosa mi metto a fare?“, ha dichiarato Mentana, negando le indiscrezioni su un suo trasferimento e commentando le mosse di Discovery che ha recentemente ingaggiato personalità come Crozza, Fazio e Amadeus. “Non mi pare la rivoluzione d’ottobre,” ha aggiunto, indicando come questi cambi rappresentino dinamiche di mercato piuttosto che rivoluzioni mediatiche.
Critiche alla gestione della Rai e riflessioni sulla libertà di stampa
Passando alle dinamiche interne alla Rai e alle critiche espresse dall’Usigrai, che si oppone a diventare il megafono del governo, Mentana ha ricordato i suoi anni al Tg1, quando i cambi di direzione erano meno frequenti e non direttamente dipendenti dai cambi di governo. “Sono entrato al Tg1 e rimasto lì 8 anni… Nessuna Usigrai si è mai lamentata,” ha precisato, facendo un parallelo con la situazione attuale dove la presenza mediatica del governo è spesso motivo di dibattito.
Un punto saliente dell’intervista è stato il suo commento sulla querela presentata da Giorgia Meloni contro Luciano Canfora per averla definita “neonazista nell’anima“. “Penso che se qualcuno dice a me, perché di madre ebrea, che sono un massacratore dentro, lo porto in tribunale,” ha esposto Mentana come ha riferito liberoquotidiano.it, evidenziando la gravità di tali accuse e la responsabilità degli intellettuali nel ponderare le parole.
Mentana ha espresso disaccordo verso chi suggerisce che Meloni dovrebbe ritirare la querela ora che è Premier, sottolineando che “la libertà deve avere un limite: non è mia o tua, è di tutti“.