Migranti, Meloni: “Noi abbiamo la coscienza a posto”

Migranti, Meloni: “Noi abbiamo la coscienza a posto”

Giorgia Meloni, in Aula, difende le autorità italiane martoriate dalle critiche circa il naufragio di migranti a Cutro.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta alla Camera dei Deputati sulla questione migranti. Il governo si impegna nella sua parte, ma “finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite”, dichiara. Intanto al Senato è partito l’iter parlamentare del decreto varato dal Cdm a Cutro.

Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Per la Meloni è necessario investire sulle rotte legali, come il governo sta già facendo. “La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sugli scafisti possa dire lo stesso”, tuona la premier in riferimento al naufragio di Cutro che ha provocato la morte di numerosi migranti.

Il naufragio di Cutro

Il tragico evento si è verificato in area Sar e, coordinato in un primo momento dalle autorità libiche, è stato poi passato alle autorità italiane sotto richiesta della Libia. Per cui, “non solo è intervenuta ma è intervenuta in acque non di sua competenza”, ha aggiunto Giorgia Meloni.

La premier si interroga ancora su coloro che continuano ad accusare l’operato del governo italiano. Poi aggiunge, citando le parole di Gianluca D’Agostino (capo della Guardia Costiera): “Dal punto di vista tecnico si può entrare in acque Sar libiche ma è l’autorità competente che deve operare, in questo caso la Libia”.

Sebbene le autorità italiane non avessero massima autonomia per andare e tornare in sicurezza, e con altre unità impegnate in altri soccorsi, “tutte le norme sono state applicate: quelle che ci sono oggi ma anche quelle che c’erano ieri ma nessuno mi potrà mai costringere a non salvare una vita in mare, neanche un ministro, anche perché la responsabilità giuridica sarebbe mia”.

Il nuovo decreto migranti

Intanto arriva al Senato il testo del nuovo decreto varato dal Consiglio dei ministri a Cutro: al centro del dl c’è l’eliminazione della possibilità di espellere una persona “qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare”.

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