Il mistero di Liliana Resinovich non si svela

Il mistero di Liliana Resinovich non si svela

Resta ancora senza risposte il caso della 63enne scomparsa e poi trovata morta con un sacco legato al collo.

L’esame del Dna ha scagionato suo marito Sebastiano Visintin, incolpato da molti dell’accaduto a sua moglie Liliana Resinovich e ora esige delle scuse. Ma resta irrisolto il caso della donna di cui si sono perse le tracce il 14 gennaio ed è stata ritrovata senza vita in un giardino chiusa in un sacco di plastica il 5 gennaio.

Liliana era uscita di casa per raggiungere il suo amico Claudio ma con un messaggio aveva avvisato che avrebbe tardato per passare prima in un negozio dove però non è mai andata. Il corpo della donna è stato ritrovato in un boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste avvolto in due sacchi di plastica e con un sacchetto stretto attorno al collo con un cordino. L’esame del Dna di questo cordino scagiona sia il marito che l’amico. Oltre al Dna di Liliana, che aveva fatto avanzare l’ipotesi di suicidio, compare un altro residuo di Dna, incompleto ma si sa che è di un uomo.

A far pensare all’ipotesi di suicidio è il fatto i due sacchi che contenevano il corpo uno era infilato dalla testa e l’altro dai piedi non chiusi. Questo non fa escludere agli inquirenti la pista del gesto estremo della donna. Anche perché sul cordino di nylon che chiudeva i sacchetti sulla testa ci sono perlopiù tracce del dna di Liliana. A escludere però il suicidio è il marito Visintin che dichiara: “È un gesto che non appartiene ai modi della persona che conoscevo e che ho amato per 32 anni”.

panoramica trieste piazza unita

Le indagini sulla morte di Liliana sono ad un punto fermo

Le indagini proseguono e gli inquirenti non escludono nulla perché ci sono poche prove per seguire una sola pista. Anche l’ipotesi di un suicidio ha i suoi punti oscuri soprattutto per le modalità della morte che fa pensare più ad un omicidio che ad un suicidio. Sulle indagini c’è la scientifica che sta analizzando gli indumenti e gli altri elementi trovati sulla scena nella speranza di trovare altre tracce di dna. Inoltre, a complicare il quadro non ci sono segni né di violenza né di armi e la donna non aveva assunto droghe o sostanze che avrebbero alterato il suo stato di coscienza.