Durante i mondiali di calcio in Qatar, le squadre sostengono attivamente i diritti civili nel calcio. Ma alcune squadre rinunciano.
La Fifa parla chiaro: per chi si coalizza con la protesta ai diritti civili in Qatar ci saranno ammonizioni e sanzioni. Molte squadre hanno deciso di indossare la fascia OneLove al braccio, in segno di supporto per l’inclusione nel calcio. Ma durane la seconda giornata dei mondiali, Inghilterra, Galles e altre squadre indietreggiano: “Non possiamo mettere i nostri giocatori in una posizione in cui potrebbero incorrere in sanzioni sportive”.
Nella seconda giornata dei mondiali di calcio del Qatar, in campo ci sono due squadre britanniche: Inghilterra e Galles. Sebbene abbiano infiammato i media le polemiche sulla lotta dei diritti civili del Paese arabo, le due squadre in questione hanno fatto marcia indietro e hanno deciso di non indossare la fascia OneLove.
Qatar contro i diritti LGBTQ
In Qatar l’omosessualità è proibita, in quanto considerata una malattia mentale e vietata. A pochi giorni dall’inizio dei campionati del mondo il paese arabo vieta l’ingresso ai tifosi omosessuali, provocando delle polemiche a livello mondiale per il mancato rispetto dei diritti per le donne, immigrati e persone Lgbt.
“Se volete manifestare per la situazione LGBTQ, fatelo in una società dove sarà accettata. Non venite a insabbiare l’intera società per questo motivo. Non si può cambiare la religione (islamica) per 28 giorni”, aveva dichiarato il responsabile della sicurezza dei Mondiali in Qatar, Abdullah al-Ansari.
“Non rischiamo ammonizioni”
All’inizio di questi mondiali, Inghilterra e Galles indietreggiano nell’alleanza con le squadre che desiderano manifestare per i diritti civili. I capitani delle due nazionali avrebbero potuto incorrere in un cartellino giallo, se avessero indossato al braccio la fascia OneLove. Per questo motivo anche le federazioni calcistiche di Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svizzera, hanno spiegato di non voler rischiare ammonizioni sportive.
Non mancano al centro della polemica anche le migliaia di morti per costruire gli stadi nel deserto in condizioni pietose e a temperature altissime. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, aveva difeso in conferenza stampa la scelta di affidare l’organizzazione all’Emirato: “Tra le aziende occidentali qui presenti, quante si sono preoccupate dei diritti dei lavoratori migranti? Nessuna”. Gli incidenti mortali tra i lavoratori (stranieri) impegnati a costruire gli stadi sono stati, negli anni, numerosissimi.
Altre polemiche giungono a proposito dell’eliminazione dei giornalisti iraniani – da parte di Teheran – che vivono a Londra e che lavorano per l’emittente Iran International.