Il senatore a vita Giorgio Napolitano è morto. E’ stato il primo Presidente della Repubblica a essere eletto per due mandati.
È morto l’ex Presidente della Repubblica Italiana (l’undicesimo nella storia) Giorgio Napolitano: è stato il primo a essere eletto per due volte Capo dello Stato. Dal 2015 ricopriva la carica di senatore a vita. Storico dirigente del Partito comunista italiano ha vissuto da protagonista tutto il percorso del partito dalla fine della seconda guerra mondiale fino al suo scioglimento confluito nel Pds.
Giorgio Napolitano Presidente dal 2006
Napolitano è stato parlamentare quasi ininterrottamente dalla II alla XII legislatura, ovvero dal 1953 al 1996, saltando solo la IV. Dagli anni ’90 i ruoli più istituzionali e nel 2006 l’elezione a Capo dello Stato. E’ stato il primo presidente della Repubblica a ricoprire la carica per due volte, rieletto nel 2013 prima di Mattarella. Napolitano è stato il primo comunista a diventare presidente della Repubblica.
Giorgio Napolitano: la biografia
Nato a Napoli il 29 giugno 1925, Giorgio Napolitano da una famiglia borghese e studia Giurisprudenza all’Università di Napoli Federico II. Durante quegli anni, in piena seconda guerra mondiale, entra in contatto con i gruppi universitari comunisti, dopo una breve permanenza nel gruppo universitario fascista, per poi approdare nel 1945 nel Partito comunista italiano.
Diventa per la prima volta deputato con il Pci nel 1953. Negli anni sessanta, Napolitano diventa coordinatore della segreteria del partito comunista mentre negli anni settanta svolge la gran parte della sua attività all’estero tenendo conferenze sia in Europa che negli Stati Uniti. Giorgio Napolitano è stato il primo dirigente del Pci a ricevere un visto per andare in America. Nel 1992 diventa presidente della Camera e si dovette occupare del caso Tangentopoli.
La carriera nel Pci
Nella sua vita al Pci ha sempre adottato una linea più moderata e più riformista prima e poi abbracciando la linea “migliorista” aprendosi al socialismo democratico e all’europeismo e si adopera per una convergenza con il Psi nonostante gli scontri tra Enrico Berlinguer e Bettino Craxi in quegli anni. La sua linea moderata però non è stata subito chiara perché nel 1956 condannò la rivoluzione ungherese guardando favorevolmente la repressione dell’Unione sovietica. Ma poi si ricrede nel 1968 quando condannò l’intervento sovietico per sopprimere la Primavera di Praga.