Il governatore della Sicilia Nello Musumeci ha deciso di dimettersi.
La sua ricandidatura aveva creato molti litigi e dissidi interni alla coalizione del centrodestra. L’attuale presidente della regione Sicilia era fortemente sostenuto da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ma non era riuscita a convincere gli alleati. Il 25 settembre si voterà anche per le regionali in Sicilia oltre che per le politiche e per questo Musumeci decide di annunciare le sue dimissioni anticipate.
“E’ una decisione sofferta, meditata, che ho adottata dopo averci pensato per alcuni giorni” ha detto tramite video su Facebook. “Non c’è nessun motivo politico alla base di questa decisione, ma solo ragioni tecniche, dettate dal buonsenso. Fino all’ultimo giorno, il 25 settembre, lavorerò con lo stesso impegno e lo stesso entusiasmo del primo giorno”. La scelta del presidente della Sicilia è stata quasi costretta, forzata dall’interno come traspare anche dalle sue parole.
Qualcuno nella coalizione dice che sono antipatico
“Io sono pronto a guidare la coalizione di centrodestra per la vittoria, per garantire per la seconda volta consecutiva che la nostra coalizione possa guidare la Regione Siciliana. Qualcuno all’interno della coalizione dice che io abbia un brutto carattere” dice riferendosi a Lega e Forza Italia. “Siccome per me l’unità della coalizione è più importante di qualsiasi, pur legittima, aspirazione a continuare il lavoro che abbiamo iniziato cinque anni fa, ho detto che sono realmente divisivo e se non è un capriccio di qualcuno sono pronto a fare un passo di lato. Cercate un nuovo candidato, ce lo presentate e andremo avanti”, ha aggiunto Musumeci. “Voglio ringraziare Giorgia Meloni perché per questa scelta mi ha lasciato assoluta libertà. E’ una scelta che non ho preso cuor leggero, che non sottintende altri obiettivi e altri scopi”.
Poi chiama al voto i cittadini siciliani esponendo i motivi per cui andare a votare il 25 settembre: i contagi di covid aumenteranno in autunno, tenere le scuole chiuse in una sola giornata, la campagna elettorale che si accavalla a quella nazionale e soprattutto per contenere i costi che la regione deve investire che sarebbero il doppio se si votasse in due momenti diversi.