Il New York Times conferma che il proiettile che uccise Shireen Abu Akleh era israeliano.
Il quotidiano statunitense rivela che la giornalista di Al-Jazeera fu uccisa da un proiettile israeliano anche se non ci sono prove che sia stata colpita volontariamente. La reporter palestinese Shireen Abu Akleh è stata uccisa da un soldato israeliano durante un raid a nord di Jenin, in Cisgiordania.
A confermare che sia stato proprio un soldato israeliano è stata un’indagine portata avanti dal New York Times. Il quotidiano ha pubblicato l’analisi dettagliata dello scontro di Jenin del mese scorso in cui è stata uccisa la reporter di Al-Jazeera. La conclusione è che “il proiettile che ha ucciso Abu Akleh è stato sparato dalla posizione approssimativa del convoglio militare israeliano. Molto probabilmente da un soldato di un’unità d’élite”.
L’indagine smentisce le dichiarazioni israeliane
Ciò che non emerge dall’indagine del Times è che il quotidiano “non ha trovato prove che la persona che ha sparato abbia riconosciuto Abu Akleh e l’abbia presa di mira personalmente”. E poi “non è stato in grado di determinare se l’assassino ha visto che lei e i suoi colleghi indossavano giubbotti protettivi decorati con la parola Press”.
Questa indagine del New York Times contraddice tutte le diverse affermazioni israeliane che smentivano qualsiasi responsabilità della polizia dello stato ebraico dando la colpa ai palestinesi. ”Le prove esaminate dal Times hanno mostrato che non c’erano palestinesi armati vicino a lei quando le hanno sparato.” L’indagine smentisce le affermazioni secondo cui un soldato l’avevsa uccisa per errore perché aveva sparato ad un uomo palestinese armato, ha chiarito il giornale.
“L‘indagine ha anche mostrato che sono stati sparati 16 colpi dal luogo dove si trovava il convoglio israeliano. Contrariamente alle affermazioni israeliane secondo cui il soldato aveva sparato cinque proiettili nella direzione dei giornalisti”. Ha aggiunto il New York Times riguardo all’indagine per la morte della famosa giornalista palestinese di 51 anni che lavorava per Al-Jazeera.