Fratelli Bianchi condannati all’ergastolo a causa di testimonianze di persone ubriache, quindi non possono essere attendibili.
Il processo d’appello per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte inizierà domani. In primo appello, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati all’ergastolo. Gli altri due compagni degli imputati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia hanno una condanna per concorso in omicidio.
I legali dei due fratelli cercano di ribaltare l’accusa: la condanna si è basata sulle testimonianze di altri ragazzi che hanno assistito al pestaggio, ma tutti i presenti al momento dell’aggressione erano ubriachi. Per questo motivo sostengono che i loro racconti non possono essere validi in quanto non si ha la certezza che si tratti di ricordi sicuri e attendibili.
I legali dei due fratelli dichiarano anche che Belleggia e Pincarelli avrebbero avuto responsabilità molto più gravi di quelle stabilite durante il processo di primo grado; queste accuse fanno leva sui risultati dell’autopsia, secondo cui il giovane Willy sarebbe morto a causa di un pugno al collo che non è stato sferrato da Gabriele.
L’ultima notte di Willy
Era la notte del 6 settembre del 2020, quando il giovane Willy pensava di passare una tranquilla serata in compagnia dei suoi amici dopo il lavoro. Quando arriva davanti al locale in cui doveva incontrare il suo gruppo, si accorge che uno dei suoi amici era coinvolto in una rissa e quindi decide di intervenire per difenderlo. Allora comincia il bruto pestaggio da parte dei fratelli Bianchi e dei loro compagni che continua fino all’arrivo dei carabinieri.
Marco e Gabriele Bianchi sono due lottatori professionisti di MMA e per questo motivo secondo i giudici del processo di primo grado, i due ragazzi erano ben consapevoli delle conseguenze dei loro colpi, hanno quindi agito con lo scopo di mettere fine a una vita. Colpi in testa, all’addome e al torace che sono continuati anche quando Willy è rimasto svenuto steso a terra.