C’è già chi valuta i rischi dell’operazione Intesa-Ubi. Le piccole banche rischiano di essere abbandonate al proprio destino nell’era del nuovo bipolarismo.
Tiene banco l’operazione tra Intesa e Ubi, ma non tutti esultano di fronte alla maxi-trattativa che andrebbe a rivoluzionare il mondo delle banche. Molti osservatori infatti sottolineano i rischi per gli istituti minori che vengono di fatto abbandonati al proprio destino. Che non sembrerebbe essere particolarmente florido.
Intesa-Ubi, i rischi legati all’operazione
Riassumendo la posizione dei critici si può immaginare uno scenario futuro con i forti sempre più forti e i deboli sempre più deboli. Con possibili ripercussioni su tutto il sistema bancario.
L’operazione, se andasse in porto, unirebbe la prima e la quarta banca sul palcoscenico italiano. Il risultato sarebbe, secondo molti osservatori, quello di un bipolarismo destinato a cancellare le realtà più piccole.
Se prendesse forma il grande colosso, solo Unicredit potrebbe essere considerato come un competitor credibile. E numeri alla mano in realtà non c’è partita.
Le piccole banche abbandonate al proprio destino
Le piccole banche sarebbero abbandonate al proprio destino. Il pensiero va a Mps, a Carige, tanto per fare i nomi di due istituti che hanno occupato le prime pagine dei giornali negli ultimi mesi.
Intesa non ha intenzione di farsi carico dei problemi delle piccole. Vuole crescere per affermarsi in Europa. e per farlo deve volare in alto.
Messina, “Verso la costruzione di un vero campione di scala europea”
“Se gli azionisti di Ubi ci diranno di sì parteciperanno alla costruzione di un vero campione di scala europea. Per utili, il terzo gruppo dell’eurozona“, afferma Carlo Messina lanciando l’esca alla preda.
“Siamo i primi a lanciare il processo di consolidamento europeo e siamo anche i primi a prendere una decisione difficile. Credo che sia motivo d’orgoglio per questo Paese un’azienda capace di muoversi prima degli altri e in un momento in cui di decisioni non se ne prendono molte”.