Paolo Gentiloni parla della possibile nomina di Mario Draghi come Commissario UE e avverte sui rischi dell’IA per la società.
Paolo Gentiloni, commissario per gli Affari Economici dell’Unione Europea, ha recentemente parlato al Festival Internazionale dell’Economia di Torino.
Il commissario ha affrontanto sia i temi politici attuali, come la possibilità che Mario Draghi faccia parte della Commissione UE, fino a questioni emergenti legate all’intelligenza artificiale (IA).
Durante il suo intervento, Gentiloni ha discusso delle potenziali conseguenze sociali e lavorative che l’IA potrebbe portare, sollevando preoccupazioni significative.
Gentiloni e la possibile nomina di Mario Draghi in UE
Come riportato da Affaritaliani.it, Gentiloni ha fornito alcuni spunti sui candidati favoriti per la posizione di Commissario UE.
Sebbene i nomi principali siano quelli di Schmit per i socialisti e Von der Leyen per i popolari, non ha escluso la possibilità di vedere Mario Draghi tra i candidati.
“Su Draghi non mi esprimo neppure sotto tortura,” ha detto a La Stampa, lasciando intendere che potrebbero esserci sorprese dopo le elezioni europee dell’8-9 giugno.
Ha anche ricordato come cinque anni fa il candidato del PPE, Manfred Weber, non riuscì a raggiungere la meta, evidenziando l’incertezza e l’imprevedibilità del processo di selezione.
“Cosa succederà lo capiremo alla riunione informale del 17 giugno” afferma, non chiudendo però completamente le possibilità di vedere Draghi in UE.
L’allarme sull’intelligenza artificiale
Gentiloni ha lanciato un forte avvertimento riguardo alle potenziali implicazioni dell’intelligenza artificiale per la società. Ha descritto l’IA come una grande opportunità, ma ha anche sottolineato i rischi connessi alla sostituzione del lavoro umano.
“Non possiamo permetterci che la sostituzione del lavoro diventi una bomba a orologeria,” ha dichiarato Gentiloni, esprimendo preoccupazione per le ripercussioni sociali che potrebbero derivare dal dominio degli algoritmi.
La competizione internazionale sull’IA si gioca, dunque, su tre piani: “La ricerca e la qualità dell’innovazione; la potenza dei computer e la quantità dei dati disponibili. Sui computer recuperiamo terreno, grazie anche all’Italia, ma sulla ricerca scontiamo investimenti privati ridotti al minimo“.