Dal sindaco di Bergamo Gori il ‘primo colpo’ alla leadership di Nicola Zingaretti nel Pd. C’è un fronte che guarda a Bonaccini come nuovo Segretario?
Con un Pd in forte ascesa (sondaggi alla mano), Nicola Zingaretti deve fare i conti dopo tanto tempo con le prime polemiche e le prime critiche sul suo operato. A riaccendere la fiamma critica nel Partito democratico ci ha pensato il sindaco di Bergamo Gori, che ha evocato un nuovo leader per i dem. E la sensazione è che il primo cittadino abbia tracciato il profilo di Bonaccini, al momento per nulla intenzionato ad aprire il fronte per la guida del partito.
Dal sindaco di Bergamo Gori ‘il primo colpo’ alla leadership di Zingaretti nel Pd
Gori, in occasione di un incontro pubblico a Bergamo, ha lanciato il guanto di sfida a Zingaretti evocando un cambio ai vertici del Partito democratico e mandando un messaggio all’attuale Segretario dem: il suo successore dovrà essere cercato tra gli amministratori.
E la mente viaggia quasi in automatico – ma qui siamo nel campo delle deduzioni – verso Bonaccini, l’uomo in grado di arrestare l’irresistibile avanzata del Centrodestra alle urne. Ha difeso la Roccaforte rossa al termine di un duro scontro ideologico e inevitabilmente è venuto alla ribalta. E come spesso accade chi finisce sotto la luce dei riflettori per meriti diventa per certi aspetti anche un personaggio in qualche modo scomodo. Oltre che ovviamente una risorsa.
La posizione di Bonaccini, l’uomo che ha ‘fermato’ il Centrodestra alle urne
Il Presidente dell’Emilia Romagna non ha mai cercato lo scontro con Zingaretti, non ha mai messo direttamente in discussione il ruolo del Segretario, non ha mai ceduto alle provocazioni. Si gode la sua terra e il suo lavoro.
Pd, la posizione ‘forte’ di Nicola Zingaretti
E in effetti anche Nicola Zingaretti è sembrato sorpreso dall’uscita di Gori. Almeno per due motivi. Il Partito democratico è in crescita nei sondaggi e ha notevolmente ridotto il distacco dalla Lega, che potrebbe tornare a crescere con il ritorno in piazza di Matteo Salvini. Comunque adesso, rispetto a sei mesi fa, almeno potenzialmente c’è una partita da giocare. Con un esito non proprio scontato. Inoltre in casa Pd non ci sono votazioni all’orizzonte. Un cambio ai vertici sarebbe di fatto ingiustificato.
Esaurite le doverose premesse, Nicola Zingaretti non può ignorare il fatto che storicamente il Pd non può essere considerato un esempio di unità. le spaccature e le correnti fanno in qualche modo parte della storia recente dei dem, e un leader non può mai davvero dormire sonni tranquilli.