Pensione minima, cosa succede dopo le elezioni 

Pensione minima, cosa succede dopo le elezioni 

I partiti di centrodestra nelle loro campagne elettorali stanno affrontando il tema della pensione minima. Sarà un provvedimento sostenibile?

Si avvicinano le elezioni politiche del 25 settembre, nel frattempo i vari partiti candidati stanno proponendo i loro programmi elettorali, che toccano i temi più svariati. Tra questi, anche quello sulla pensione. Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha proposto di fissare una soglia minima di mille euro per tutte le pensioni.

Un programma chiaramente insostenibile, che in questa situazione di crisi dilagante andrebbe a peggiorare ulteriormente la situazione economica italiana. Nel programma di Fratelli d’Italia invece, la cui leader è Giorgia Meloni, il discorso è più generico. Il programma elettorale annuncia aumenti in pensione in modo generico, senza specificarne la somma.

Pensioni minime a 1.000 euro al mese per 13 mensilità anche per “chi non ha mai potuto pagare contributi come le nostre mamme e le nostre nonne”. Sembra questo il cavallo di battaglia della proposta elettorale di Silvio Berlusconi. Facile da proporre, quasi impossibile da attuare.

All’interno degli altri partiti elettorali del centrodestra si parla più genericamente di “innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità”. Per quanto riguarda le altre coalizioni, nel programma della Lega non ci sarebbe alcun punto dedicato alle pensioni minime.

Quanto costerebbe il provvedimento?

Ma la questione importante è un’altra: quanto costerebbe aumentare le pensioni minime? Quali ripercussioni avrebbe nell’economia dell’Italia? Secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli, candidato capolista del Pd a Milano per il Senato, costerebbe ben 3,1 miliardi di euro.

All’interno dello studio la questione viene analizzata in questo modo: “In base ai dati Inps (relativi al 2020) i pensionati con un reddito fino al trattamento minimo (515,58 euro) sono 2,1 milioni. Quelli fino a due volte il minimo (tra 515,59 e 1031,16 euro) sono 3,8 milioni. Se si volesse portare a 1.000 euro il reddito pensionistico di tutti i percettori di pensione minima (già rivalutata a partire da novembre 2022 del 2,2 per cento per effetto del decreto aiuti bis del governo Draghi), il costo della riforma sarebbe di circa 19,5 miliardi. Aggiungendo i pensionati con un reddito fino a due volte il minimo (la maggior parte di quali ha un reddito pensionistico inferiore a 1.000 euro) il conto sale a 31,2 miliardi”.