Perdita della Siria: il declino dell’influenza di Putin nel nuovo “Vietnam”

Perdita della Siria: il declino dell’influenza di Putin nel nuovo “Vietnam”

La perdita della Siria segna un colpo devastante per Vladimir Putin, mettendo in crisi il suo sogno di espansione imperiale.

La Siria, da decenni, rappresenta per la Russia di Putin una base strategica cruciale nel Mediterraneo. Sin dai tempi di Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente Bashar, il paese è stato il principale alleato di Mosca nella regione. La Russia ha sfruttato la sua presenza militare in Siria per garantire un accesso diretto alle rotte marittime globali, mantenendo la base navale di Tartus come unico punto d’appoggio nel Mediterraneo.

Vladimir Putin

Il peso strategico della Siria nella politica russa

Questa alleanza è stata rafforzata durante la guerra civile siriana iniziata nel 2011, quando il regime di Assad ha rischiato di crollare sotto la pressione delle rivolte popolari. Mosca è intervenuta con forza, inviando mezzi e truppe per supportare il governo. Gli attacchi aerei russi hanno giocato un ruolo determinante nel mantenere Assad al potere, a costo di devastare intere città e provocare la morte di oltre mezzo milione di persone.

Oggi, però, la situazione si è ribaltata. Mentre la Russia si concentra sulla guerra in Ucraina, la Siria sembra essere scivolata fuori dal suo controllo. Il vuoto lasciato da Mosca sta rapidamente trasformandosi in un’opportunità per i ribelli e le potenze regionali avverse al Cremlino.

Le conseguenze geopolitiche per Putin

La perdita della Siria rappresenta non solo un disastro strategico ma anche un colpo simbolico per Vladimir Putin. La sua ambizione di espandere l’influenza russa nel mondo si scontra con i limiti delle risorse militari ed economiche della Russia.

Con l’esercito russo logorato dal conflitto in Ucraina, Mosca non è più in grado di sostenere le operazioni in Siria. Questo ha lasciato Bashar al-Assad isolato, senza il supporto dei miliziani di Hezbollah o delle forze iraniane, anch’esse indebolite da conflitti interni e scontri con Israele.

Nel frattempo, leader come Abu Mohammad al-Jolani, a capo del gruppo ribelle HTS (Hayat Tahrir al-Sham), approfittano di questa debolezza per consolidare il controllo sul territorio. La caduta di Assad, ormai probabile, potrebbe segnare la fine della presenza russa in Siria, riducendo significativamente la sua influenza nel Medio Oriente e nel Mediterraneo.

La perdita della Siria manda un messaggio chiaro: la Russia non è invincibile. Per Putin, questa sconfitta si somma alle difficoltà già incontrate sul fronte ucraino, mettendo in discussione l’intero progetto di restaurazione imperiale perseguito negli ultimi anni.