Peskov: “Non celebreremo il 9 maggio a Mariupol”

Peskov: “Non celebreremo il 9 maggio a Mariupol”

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che la ‘Giornata della Vittoria’ non si celebrerà il 9 maggio a Mariupol.

La tanto contestata festa per la ‘Giornata della Vittoria’, che nei piani della Russia si sarebbe dovuta celebrare il 9 maggio a Mariupol, non si farà. Questo è quanto dichiarato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha riferito che “è impossibile per ovvie ragioni organizzare celebrazioni”. Questo è quanto riportato dall’agenzia Tass. Di seguito, le parole di Peskov in merito alle celebrazioni.

Le dichiarazioni del portavoce del Cremlino

Ci saranno certamente russi e molti altri il 9 maggio, ma – ha affermato Peskov – non ho informazioni su una delegazione ufficiale”. Queste le dichiarazioni di Dmitry Peskov in merito alle celebrazioni della Giornata della Vittoria che si sarebbe dovuta tenere a Mariupol il 9 maggio.

Peskov ha anche parlato dell’andamento della guerra in modo positivo per quanto riguarda la posizione russa. Nonostante l’ennesima retromarcia in merito ai festeggiamenti nel territorio dell’Ucraina e le parole del presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, secondo cui i tempi dell’operazione si sarebbero “prolungati” rispetto alle previsioni iniziali di Vladimir Putin, per Peskov “tutto procede secondo i piani”.

Soldato russo

Il portavoce del Cremlino ha anche smentito l’attacco contro la fregata russa ‘Ammiraglio Makarov’ avvenuto nel Mar Nero e il conseguente incendio della nave, rivendicato dallo Stato Maggiore di Kiev: “No, non abbiamo alcuna informazione in merito”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, che ha successivamente puntato il dito contro la Polonia. “Negli ultimi mesi, la Polonia ha adottato una retorica molto, molto ostile”, per Peskov, ed “è evidente che dalla Polonia potrebbe arrivare una minaccia all’integrità territoriale dell’Ucraina, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, asserendo che la Russia non vuole annettere parte dell’Ucraina. Piuttosto è la Polonia a volerlo fare”.